lunedì 28 marzo 2016

Cap 6: Il sangue del Conte Cavaliere Blu

Scritto da Mizue Tani, illustrazioni di Asako Takaboshi
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Lydia aveva lasciato la casa contesca da sola e stava correndo in fretta giù per la strada. Quando finalmente raggiunse Hyde Park, si diresse verso il lago locato al centro dei giardini. Era la stagione dove il Sole calava lentamente, per cui non era completamente buio. Con il cielo ancora leggermente illuminato fu in grado di notare alcune coppie che si stavano godendo una passeggiata nel parco. Cercando di schivare la vista degli occhi altrui che l'avrebbero guardata, Lydia si diresse su una boscaglia e gridò verso il parco.
- “Kelpie, lo so che sei qui. C'è qualcosa che voglio chiederti.”-
La superficie del lago rimase ferma.
Oh, no, cosa farò.....
- “Kelpie non sei qui? Te ne sei tornato in Scozia?”-
Era colpa sua per averli urlato addosso per via di Edgar.
- “Sono venuto fin qui per te, non me ne andrò così facilmente.”-
Quando si girò, lui era in piedi contro un albero nella sua forma umana.

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- “Non stavi per non parlarmi più?”-
Non c'era il tempo per quello; era una cosa egoista per lei chiederlo, ma Lydia non aveva nient'altro che potesse fare. Un kelpie nell'acqua era una delle cose più pericolose. Lo aveva lasciato dalla sua parte quando era sulla terra con lei, dal momento che un cavallo d'acqua aveva difficilmente della magia forte sul terreno, però Lydia aveva prestato molta attenzione a non andare da alcuna parte che fosse vicina all'acqua quando era con Kelpie.
Ma in quel momento, colse l'opportunità di essere vicini. Lydia si avvicinò abbastanza tanto che lui avrebbe potuto senza fatica portala nell'acqua se avesse cambiato idea, lei guardò nei suoi bellissimi occhi magici.
- “Voglio che salvi Edgar. Per favore.”-
- “Quindi significa che non è ancora andato all'inferno.”-
- “...................” -
- “Lo sai, per me, penso che sarebbe fantastico se lui si togliesse di torno. Hai perso la pazienza su questo già prima. Eppure non riesco a capire, perché saresti venuta a chiedere per una cosa come questa?”-
- “Sono l'unica che conosce un cavallo d'acqua.”-
Probabilmente era perché le si bagnarono gli occhi come se stesse per piangere che Kelpie fece un grosso sospiro e aprì la bocca come se si fosse arreso.
- “Stai dicendo che un cavallo d'acqua potrebbe salvarlo?”-

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- “E' stato usato un veleno contro di lui. Kelpie, tu hai il potere di purificare le acque. Conosci un modo per sbarazzarti del veleno nel suo corpo, non è vero?”-
- “Non c'è nulla di buono nel dirlo a un umano. Perché, molto tempo fa, ci sono stati degli umani che hanno cacciato i cavalli d'acqua per mettere le mani nell'antidoto perfetto.”-
Come pensava, c'era qualcosa che poteva essere fatto. Lydia fece un passo ancora vicino verso Kelpie.
- “Per favore dimmelo, non lo dirò ad un'anima viva.”-
- “Tu sei un dottore delle fate. Questo è il lato di cui mi posso fidare. Solo che non lo dirò gratis.”-
Ovviamente, lo sapeva.
E riusciva a prevedere che sorta di condizione quel kelpie avrebbe tirato fuori.
Lydia annuì silenziosamente.
- “Hai detto che avresti interrotto i rapporti con me..... non mi hai perdonato per aver istigato il pittore, non è così. Eppure, stai dicendo che saresti in grado di fare quello che ti dico?”-
Anche se non avesse fatto uno scambio con lei, lui aveva il potere di farla allontanare, eppure sarebbe andato e avrebbe pensato ai suoi sentimenti come ora, che strano, kelpie.
- “E' spiacevole per te se non ti parlo. Per cui non faresti qualcosa che potrebbe spaventarmi o farmi soffrire, non è vero?”-
- “Non ho questa intenzione. Voglio solo vedere com'è sposarti.”-

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Vedere com'è sposarti; la vista di questo kelpie che aveva una vaga aspettativa sul fatto che il matrimonio fosse una cosa buona, apparì dolce ai suoi occhi. Fin dall’inizio lei era stata una persona che aveva speso molto tempo con le fate che con gli umani. Nel regno umano, non c'erano molte cose che avrebbe potuto fare come dottore delle fate, questo voleva dire che lo stava per fare molto più velocemente di quanto si era aspettata.
- “Matrimonio......, è ancora la promessa che ti ho fatto quando ho detto che lo avrei accettato quando mi avresti 'consegnato la Luna'. Quindi per adesso, sarò in grado di vivere con te nel regno dele fate..... può essere abbastanza?”-
- “Non è così male.”-
Però, il Kelpie la guardava ancora come se non fosse del tutto soddisfatto.
- “Non potrai rivedere chi vuoi salvare così tanto.”-
Era un cavallo d'acqua eppure era una fata così amichevole.
- “Voglio sono riconciliarmi con lui. Va bene fino a quando è salvo e gli posso dire che non sono più arrabbiata con lui......... non so cosa Edgar pensi, ma per qualcuno come me che ha avuto come amici solo le fate, stranamente, sentivo che lui era una persona con cui avrei fatto amicizia.”-
Alla fine, Kelpie disse 'va bene'.
Proprio di fronte a Lydia, affondò il dente nel suo stesso dito, facendo fuoriuscire il sangue dalla ferita aperta. Lydia lo fissò ammaliata imparando che anche il sangue di kelpie era rosso, ma forse quello era il solo colore che riusciva ad associare con il sangue.

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Con la sua altra mano, tenne gentilmente il mento di Lydia.
Lydia chiuse la bocca come se stesse aspettando un bacio. Ciò che toccò le sue labbra fu il dito di Kelpie. Il suo sangue puro era freddo e corse lungo la sua gola e sapeva di acqua fresca precipitata da rocce di un nuovo ghiacciaio sciolto. Era pura, incontaminata, appena svegliata dal suo sonno.
- “Ora, muoviti e vai.”-
La mano di Kelpie si era spostata e Lydia guardò verso di lui.
- “Cosa dovrei fare con questo sangue?”-
- “Faglielo bere.”-
- “...... C-che stai dicendo? Che dovrei darglielo bocca a bocca? Non potrei mai fare una cosa....., ahh! Cielo, avresti dovuto farlo bere a Edgar tu stesso direttamente.”-
- “Non voglio ficcare il mio dito nella bocca di quel bastardo.”-
Per cui, non importa cosa succede a me?
Anche se la donna che stai prendendo per moglie sta per baciare un altro uomo......?
Riguardo quell'aspetto, i kelpie dovevano avere un differente senso di percezione rispetto agli umani.
- “Beh, allora, credo che ovunque vada bene? Ma assicurati di leccare vicino dove scorre il sangue in lui. Il sangue di un kelpie perde la sua potenza se entra in contatto con l'aria. Non c'è altro modo di portarlo e di trasferirlo a lui.”-

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Lei non sapeva cosa fare visto che le era stato detto che ovunque andava bene, ma quello non era il momento di rimuginarci su oltre.
Lydia annuì e corse via dal parco.
Nel silente corridoio d'ingresso della casa contesca, Nico stava in piedi ad aspettarla. Sembrava che sapesse dove si era diretta Lydia, era fermo ad attorcigliare i suoi baffi in maniera irritata e furiosa.
- “Puzzi di kelpie”- brontolò di fronte a Lydia.
- “Non farlo, Lydia. È stupido venire a patti con un kelpie.”-
- “Quel kelpie è a posto. Ha detto che non farebbe nulla per farmi del male.”-
- “Non è quello il problema. Prima di tutto, anche se quell'umano morisse, non ci creerebbe nessun problema. Andremo in Scozia e vivremo solo la vita che vivevamo prima.”-
- “Se c'è un modo per salvarlo e io non lo usassi, vivrei una vita di rimpianti.”-
- “E' il più vile degli umani uscito fuori dalla spazzatura. La ragione per cui mette su una buona faccia davanti a te è perché crede che hai del valore che può usare. Vuoi lasciare il tuo sogno di diventare un dottore delle fate per il bene di un uomo come lui? Sei troppo ingenua.”-

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- “Forse ha una parte sudicia, ma io conosco anche una parte di lui che non è così. Ecco perché.... Nico, credi che riuscirei a diventare un dottore delle fate utile per le persone se non faccio nulla adesso?”-
Lydia abbassò il corpo per inginocchiarsi di fronte a Nico e tese la mano. Lui era un gentiluomo per cui non le permetteva di alzarlo o accarezzarlo così facilmente. Era un amico che era stato fianco a fianco con sua madre dalla sua infanzia.
- “Nico, ti ringrazio per tutto questo tempo. Di essere stato dalla mia parte.”-
Prese la mano di Nico, mentre lui rimase scontroso e in silenzio. La sua mano era soffice e morbida, come la zampa di un gatto, lei strinse quella mano che era in grado di alzare tazze di tè con molta più grazia di un umano e che era abbastanza sagace da usare coltello e forchetta, e lasciò andare.
- “Cosa farai con il professore?”-
- “Gli scriverò una lettera dopo. Nico, dopo che me ne sarò andata, se puoi, cerca per favore di condividere qualche drink con lui per un po'.”-
Nico continuava a mantenere il broncio e non le rispose. Lydia si alzò e si diresse velocemente verso la stanza di Edgar. Marygold e Sweetpea sedevano sopra una vaso poggiato su una mensola ornamentale nel corridoio e guardarono verso di lei con occhi nervosi e spaventati.

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Correndo nella stanza, disse a Raven, che le aprì la porta, di lasciarle un po' di tempo con Edgar da sola, una volta ancora. Lui annuì solamente e le lasciò la strada. Lydia si diresse immediatamente e s'inginocchiò vicino al letto. Inspirò ed esprirò, per cercare di calmarsi.
Ohhh, cosa devo fare.
Le era stato detto che ovunque andava bene, ma toccare un uomo con le sue labbra, da sola, non era una cosa che Lydia aveva immaginato di fare nella vita.
Solo quello la fece sentire nervosa. Alla fine la cosa buona era che lui era incosciente.
Da qualche parte vicino al flusso di sangue?
Il cuore? Questo era impossibile. Avrebbe dovuto spogliarlo.
Era imbarazzante anche che ci avesse pensato su, cosa che fece voler Lydia di scappare via dalla stanza. Poteva sentire il battito del suo cuore, ricordando il pensiero rassicurante che il sangue scorreva dappertutto nel corpo di una persona.
Lo so! La sua mano...
Lydia, nervosamente, prese la sua mano tra le sue.
E premette le labbra contro il suo polso, dove sentì il battito del suo cuore.
Lydia aspettò un po', perché non era sicura che il sangue di Kelpie stesse avendo qualche effetto sul corpo di Edgar.


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Proprio quando stesse per preoccuparsi che la quantità di sangue non era abbastanza o che non avrebbe dovuto trattenersi e farglielo bere bocca a bocca, il corpo di lui si contrasse. Lentamente i suoi occhi si aprirono. I suoi occhi malva cenere guardarono attorno l'aria attorno a lui e alla fine si fermarono su Lydia.
- “Edgar.......”-
Fu così sollevata che si dimenticò di star tenendo la sua mano strettamente.
- “Lydia, perché sei qui........”-
Non doveva aver idea di cosa stesse accadendo e non fu in grado di afferrare la situazione, mentre aggrottò le sopracciglia come se stesse cercando di tirar fuori una risposta.
- “Va tutto bene adesso. Stai meglio.”-
- “Stavo avendo un sogno su di te.”-
Lydia fu nel panico al pensiero che lui la stava guardando sebbene era supponibile che fosse addormentato.
- “Ero invecchiato ed ero nel mio letto di more. C'erano persone radunate attorno a me e io ti stavo cercando. Ma non riuscivo a trovarti ed ero scioccato. Perché? In quel momento stavo pensando che non c'era modo che tu non fossi lì ed ero convinto che avevo passato decenni insieme a te.”-
Mentre Lydia sentì la storia, alla fine si rese conto che stava tenendo la sua mano.
Sarebbe stato strano lasciarla andare improvvisamente. E inoltre lui non sapeva sicuramente come fosse la sua mano e non ci stava prestando attenzione. Decise di lasciarla gentilmente mentre lui non se ne accorgeva e con lentezza rilassò la presa.

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Però, la mano di Lydia venne improvvisamente stretta da Edgar. A dispetto delle lente, deboli parole che uscivano da lui, la sua stretta era così forte da non lasciarla andare.
- “E, poi, ho cercato disperatamente di ricordare quando e dove si avevo persa..... poi ho finalmente ricordato. Avevo cercato di forzare le mie avances su di te e ti ho portata ad odiarmi.”-
- “Non ti odio. Tu mi fai sempre degli scherzi, per cui stavo facendo finta di essere arrabbiata con te..... volevo solo dirti che non sono più arrabbiata con te.”-
Dopo che aveva rinunciato a tirare via la sua mano, lui doveva essersi sentito sollevato e rilassò la stretta.
Oh, beh, pensò Lydia e lasciò rimanere lì la sua mano.
- “Mi chiedo se è questo che mi hai detto nel mio sogno. Proprio quando mi sono scoraggiato nel non poterti più vedere, sei apparsa di fronte a me. Proprio nel modo in cui sei adesso. E mi hai detto qualcosa ma non sono riuscito a sentire....”-
Nella sua soffice mano stretta, il tepore stava ritornando. Gradualmente, sembrava che il sangue di Kelpie stesse purificando il veleno nel suo corpo.
- “Eppure, ero solo semplicemente sollevato. Il solo averti dalla mia parte, mi da una sensazione di pace e felicità. Anche in quel momento, quando stavo quasi per incontrare la mia morte come un malvivente, malfamato, sudicio essere umano, tu hai preso la mia mano e l'hai baciata come se mi stessi perdonando.”-
Fu felice di aver scelto il polso.

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...... era solo un sogno.”-
Edgar strinse gli occhi e sorrise. Era la prima volta che Lydia vedeva un così innocente e puro sorriso, come se nulla si stesse nascondendo dietro a esso o stesse coprendo cosa stava veramente pensando e si sovrapponeva naturalmente con il felice ragazzino del suo pacifico passato di cui aveva parlato Paul.
- “Lydia, non ne sarò preoccupato.”-
- “Eh?”-
- “Anche se tu diventassi seria riguardo me e diventassi completamente assorta da me e mi seguissi come un'ombra, non ne sarei preoccupato... hai detto di non voler confondere la distanza che c'è tra di noi, ma anche se tu ti sbagliassi completamente e ti avvicinassi tanto da poterti prendere, così vicino che saresti praticamente tra le mie braccia...... non ne sarei preoccupato affatto.”-
Per una ragazza strana come Lydia, innamorarsi di qualcuno, di chiunque sarebbe un problema. Ecco cosa aveva pensato per tutta la sua vita. Edgar si stava godendo il gioco dove correva dietro Lydia, che più che altro lo rifiutava, ecco perché lei pensò che lui avrebbe avuto problemi se fosse diventata seria riguardo lui. Eppure lui diceva che non sarebbe stato un problema.
- “Quindi, cercherai di innamorarti di me.”-
Lydia sentì che il centro profondo del suo cuore fosse stato accarezzato dolcemente e questo la sorprese e la confuse.
Ma, riuscì in qualche modo a trattenere le sue emozioni tremanti.
Oh dio, appena ha cominciato a sentirsi meglio, è ritornato se stesso.

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Era come se fosse un talento innato quello di flirtare con le donne. Sarebbe stato stupido prendere seriamente quello che diceva ogni volta. Ma forse, la ragione per cui lo ripeteva a se stessa era che se i suoi sentimenti fossero diventati seri, avrebbe saputo che sarebbe stato inutile.
- “.... ci penserò su.”-
- “La prima cosa che dici non è 'no'. Inusuale, una risposta positiva.”-
- “Ti stai appena ricoverando da uno stato di pericolo.”-
- “Ci stai andando piano perché sto recuperando?”-
- “Vai a dormire...... ci vediamo domani.”-
Le annuì in risposta in modo sincero e chiuse gli occhi come se fosse sollevato.
Il suo cuore si tinse un po’ di dolore al pensiero probabilmente lo stava ingannando. Però Lydia non pensava che lei fosse importante per Edgar. Nel suo caso, dopo che se ne fosse andata, lui sarebbe stato in grado di trasformare i suoi sentimenti e di ritornare in pista.
Lui era qualcuno che poteva passare attraverso a situazioni ben più pericolose.
Buona notte. Dopo che glielo sussurrò, Lydia si alzò.


*
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Percependo i raggi di sole del mattino, Edgar si alzò, sentendo che era proprio come ogni altra mattina. Fino a quando non si rese conto della ferita sulla vita, era sicuro di restare sul vago riguardo all'evento del giorno prima, se era accaduto meno.

Indossando il suo accappatoio, lasciò la camera a letto ed entrò nel suo camerino per sedersi sul sofà e vide che le scarpe scintillavano dopo essere state spazzolate e poste dove stavano normalmente. Visto che stava osservando un'ordinaria scena mattutina, cominciò a chiedersi se fosse vivo o meno.
Com'era riuscito a sopravvivere.
Si era aspettato che sarebbe stato Paul l'unico che avrebbe dovuto affrontare. Nel suo caso, aveva pensato che dopo avergli parlato, Paul fosse qualcuno con cui poteva arrivare a capire che non dovevano combattere a vicenda e ci aveva scommesso.
Paul aveva cambiato la sua posizione e si era aperto a lui e aveva parlato. Anche se questo significava rivelare che c'era del veleno nel tè, nel momento in cui aveva colpito la tazza nella mano di Edgar, doveva aver scelto di credere all'Edgar che gli era di fronte, invece di credere a quello che gli era stato detto dai membri dell'organizzazione. In quanto a Edgar, era stato preso di mira nel momento in cui aveva abbassato la guardia dopo un lungo momento di tensione. Sembrava che Paul non sapesse che la governante era un membro dell'organizzazione 'Luna Scarlatta'. Proprio dopo essere stato accoltellato, era sembrato che tutto il suo corpo stesse formicolando. Aveva capito di essere stato avvelenato e aveva cercato di tirare fuori il coltello, ma il corpo non aveva risposto al suo volere. Aveva visto le morti di tante altre persone e attraverso il suo intuito, aveva capito, che quello che gli era appena successo stava per condurlo alla morte.
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Eppure, proprio ora, era come se il veleno fosse defluito dal corpo.
- “Milord, adesso state bene tanto da camminare?”-
Apparve il maggiordomo.
- “Ahh, buongiorno, Tomkins.”-
- “Preferite che il dottore vi esamini per essere sicuri?”-
- “No, mi sento magnificamente. Non c'è niente che non vada. Potresti versarmi del tè caldo.”-
- “Subito.”-
Col suo atteggiamento calmo era come se sapesse che Edgar si sarebbe ripreso.
- “Tomkins, qual'è il nome del dottore che mi ha salvato? È il dottore pelato, giusto?”-
- “E' il dottore delle fate.”-
Aveva ragione, non era un sogno.
Toccò gentilmente il suo polso e ricordò cos'era successo con Lydia.
Era la sua fata abituata a poteri mistici e che gli portava fortuna.
Era definitivo, lei era insostituibile.
- “Buon giorno, Lord Edgar.”-
Appena qualche secondo dopo che il maggiordomo uscì, Raven entrò con il tè.

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Come se niente fosse accaduto, lo salutò con il suo abituale saluto mattutino, una reazione deludente che fece sorridere amaramente Edgar.
- “Raven, credo di averti fatto preoccupare un po'”-
No, sussurrò gentilmente e silenziosamente poggiò la tazza sul tavolo.
- “Ho mantenuto il silenzio con te perché io stesso ero ancora indeciso.”-
- “Lo so, milord. Se fossi stato davanti a quella scena, avrei ucciso Mister Foreman. Anche se lui, che vi ha portato qui, non avesse avuto cattive intenzioni, l'avrei ucciso con la donna che ha puntato il coltello contro di voi.”-
Edgar era rimasto cosciente fino a quando Paul lo aveva preso e messo nella carrozza. Ma non sapeva cosa era successo dopo. Non aveva detto una parola di cosa era successo camera della pensione di Paul a Raven.
- “Donna dici, come lo sai?”-
Raven rivelò qualcosa racchiuso in un panno e lo pose sul tavolo. Ciò che era stato avvolto dentro era il coltello che aveva tormentato Edgar. Sangue ed era macchiato con una sostanza chimica tossica che aveva cambiato colore. Era un sottile, coltello piegabile, il tipo che portavano con sé le cameriere quando lavoravano.
- “Mister Foreman l'ha nascosto tra i vostri vestiti. Doveva aver pensato che avremmo potuto usarlo per determinare quale tossina era stata usata.”-
- “siete riusciti a determinarla?”-

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- “No, sapevo che sarebbe stato inutile al primo sguardo.”-
Per un secondo Raven fece un'espressione addolorata, cosa che poteva far immaginare a quanta sofferenza fosse andato in contro in quel momento. Solo perché non faceva osservazioni senza peli sulla lingua, c'era una parte di Edgar che era molto dipendente e approfittava della sua lealtà. Quando gli afferrò il braccio, lui lo guardò con una leggera sorpresa.
- “Mi dispiace. Volevo affrontare i miei problemi con Paul da solo. Ma quella era proprio la cosa di cui eri maggiormente preoccupato, mi ha portato a ritardare la mia decisione.”-
Raven, in un inusuale gesto agitato, s'inginocchiò in una maniera in qualche modo tremante.
- “Lord Edgar, per favore non scusatevi con me che sono un vostro sottoposto. Sono sempre preparato ad accettare ogni decisione che prendete. Non pensate alla vostra stessa sicurezza come vostra prima priorità ma è per via di questo che voi non siete il Principe, ma il mio padrone.”-
Il padrone, a cui lo spirito con sete di sangue di Raven obbediva.
Il Principe aveva messo le mani su Raven per diventarlo lui stesso, ma lo spirito non l'aveva accettato come sue maestro e aveva solo rilasciato la sua massacrante natura sanguigna e il cuore di Raven aveva rinchiuso le sue emozioni e lui appariva come una bambola inanimata che non sorrideva o piangeva. Nella sua città natale, i bambini dello spirito che erano i guerrieri dei re, in altre parole, bambini come Raven nascevano periodicamente.
La loro ingegnosa fede religiosa e la cultura tradizionale legavano il sangue che possedeva la forza di combattere le battaglie.

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Non era sicuro se era l'esistenza di quei spiriti a dare luce a quelle leggende o se le leggende creavano quegli spiriti. Però, in quel dubbio, doveva esserci qualcosa che sorpassava la conoscenza umana. Edgar aveva cominciato a sentire che le fate che Lydia riusciva a vedere, dovevano anche loro essere qualcosa del genere.
Ed era in quei momento, che lui ci pensava su.
Qual'era lo scopo di quella segreta, demoniaca organizzazione del Principe che stava facendo esperimenti con la magia?
Non sembrava affatto realistico, ma sembrava che il Principe stesse seriamente bramando una sorta di magico potere in grado di cambiare l'impossibile in possibile.
Il che significava che la 'Luna Scarlatta' che stava combattendo contro il Principe, e stava usando il nome di una fata guardiana del Conte Cavaliere Blu, doveva essere alla ricerca di qualche potere magico da usare per combattere.
Stavano desiderando il vero Conte Cavaliere Blu?
Se era così, quale metodo avrebbe dovuto usare?
- “Raven mi presterai ancora la tua forza?”-
- “Sì, ogni vostro desiderio è un ordine.”-
Proprio quando Edgar stava cerando di pensare qualcosa, il maggiordomo entrò nella stanza un'altra volta. Disse che il professor Carlton stava chiedendo di vederlo.
Sotto un aspetto normale, se ci pensava su, era una visita senza impegno ed era arrivato ad un'ora così insensata del giorno, ma a Edgar non importò affatto dal momento che sentiva di avere un particolare legame intimo con il padre di Lydia.

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Chiese a Raven di fare i suoi preparativi e pose le labbra nel corposo tè al latte.
Anche in quel momento, non pensò seriamente e in maniera chiara a quale fosse la ragione per cui Carlton gli avrebbe fatto una visita così presto al mattino.
- “Lasciare ? Lydia sta lasciando?”-
- “Sì. Mi dispiace molto fare una tale improvvisa richiesta, ma Lydia non verrà più qui. Sono venuto a chiedervi se potete congedarla dalla sua posizione.”-
Carlton parlò in maniera professionale, ma appariva in modo evidente giù di morale.
- “Per quale ragione? E' così improvviso.”-
- “......... Anch'io cui non sono a conoscenza della ragione.... l'unica cosa chiara è che Lydia ha scelto l'altra parte.”-
L'altra parte? Edgar piegò la testa confuso, a cui Carlton curvò le labbra tristemente.
- “Milord, l'altro giorno, ho parlato con voi di come avrei accettato il giorno in cui Lydia avrebbe preso la sua naturale decisione. Sembra che quel giorno sia arrivato inaspettatamente ieri.”-
- “Non capisco.”-
Offrì una sedia a Carlton, ma lui non si preoccupò di sedersi, per cui Edgar gli si avvicinò.
- “Lydia, e anche sua madre, hanno avuto dei momenti difficili ad abituarsi al mondo umano, ecco perché non erano legate alla loro vita qui. Il mondo delle fate e il mondo degli umani, chi è in grado di andare avanti e dietro tra essi, è in grado di farlo perché non ha radici che li lega qui. Ma se non hanno un legame con il regno degli umani o hanno qualche sorta di desiderio, allora diventa difficile vivere una vita qui. Forse lo sapete già, ma ci sono vincitori e perdenti in questa parte. Per una ragazza spensierata come Lydia che non sospetta degli altri, la vita nell'altra parte, non so che vita immutabile e noiosa sarà per lei.....”-

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- “Sta dicendo che ha deciso di vivere nel mondo delle fate? Perché ha cominciato a dispiacersi e si è stancata di questa parte?”-
Edgar che era stato sul punto di morte. Si chiese se si fosse sentita ferita quando aveva scoperto del piano che Paul, con cui era entrata in amicizia, stava portando avanti.
Aveva perduto la speranza nel mondo degli umani che era pieno di lotte e guerre?
- “Ma, Professor Carlton, non era stato in grado di legare sua moglie da questa parte? Per cui avrebbe dovuto essere in grado di legare Lydia al mondo umano.”-
- “Colui che può farlo non sono io. E milord, non siete stato neanche voi. Non sono stati degli umani, ma fate che hanno spronato la decisione di Lydia.”-
La fata che voleva Lydia, poteva essere stato il lavoro di quel cavallo nero?
- “Riportarla indietro...., non possiamo nemmeno vederla e parlare con lei?”-
- “Non c'è niente che possiamo fare. Solo, accettarlo”- disse Carlton in maniera piatta e se ne andò velocemente.

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Lui stesso, probabilmente non era stato in grado di accettarlo e dalle sue emozioni fiacche, doveva aver avuto paura che forse avrebbe potuto far fuoriuscire le sue emozioni di fronte ad altre persone e aveva deciso di andarsene prima che questo avesse potuto accadere.
Edgar crollò sulla sedia e affondò le dita tra i suoi capelli biondo oro. Per cui era difficile perfino all'amore della famiglia legare Lydia nel mondo egli umani. Proprio per come era stato per sua madre, a meno che non avesse trovato qualcuno nel mondo umano con cui avesse condiviso un legame più forte del sangue, niente avrebbe potuto portarla dietro.
Le parole 'non siete stato voi' che Carlton gli aveva detto, penetrarono nel cuore di Edgar.
Ma, non poteva lasciar perdere. Se Lydia si era disperata per il mondo degli umani, allora perché sarebbe andata a salvarlo. E aveva passato dei guai per riconciliare la loro amicizia che era stata messa da parte. Gli aveva detto che che voleva dirgli che non era più arrabbiata con lui. Mentre pensava silenziosamente, mosse gli occhi per seguire qualcosa. Perché pensò di aver visto la lunga coda grigia di Nico passare dal cornicione della finestra.
- “Nico !”-
Corse ad aprire la finestra. Il gatto che stava evidentemente saltando dall ringhiera di un balcone all'altro, si girò per guardarlo.
- “Dimmi, Nico. Conosci la vera ragione per cui Lydia se ne è andata, giusto?”-

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- “Non ho più niente da fare qui, ma volevo avere un ultimo drink del tè di Mister Tomkins.”-
- “Te ne faccio versare subito un po' immediatamente. Vieni qui. C'è la cioccolata.”-
- “Quella tonda?”-
- “Sì, quella con il liquore dentro.”-
Con ogni passo cupo, entrò nella stanza.
Sulle sue zampe posteriori, camminò verso la sedia vicino al tavolo e si sedette.
Edgar non credeva più che Nico non fosse un'esistenza dell'altro lato.
Con l'aiuto di tè al latte caldo e del cioccolato, riuscì a far tirare fuori la storia da Nico. Che sorprese Edgar e lo riempì di un dolore travolgente.
- “Per cui Lydia ha accettare il matrimonio con Kelpie per salvarmi?”-
- “Non credo che stesse salvando te, più che altro è stata la sua responsabilità di dottore delle fare e la sua personalità che l'hanno indotta a farlo.”-
- “Non posso credere che si sia messa nelle mani di quella fata barbarica pensando a me.”-
- “Non ti ho detto che non è così.”-
- “Ma, normalmente, uno andrebbe così lontano per un qualcosa per cui non prova qualcosa?”-
- “Lydia non è il tipo normale. E sorprendentemente, credo che gli piaccia quel kelpie. Non potrebbe essere che se ne sia andata per suo volere?”-

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Stai scherzando, pensò Edgar.
Proprio come aveva detto Nico, Lydia era molto più ingenua della media delle persone. La ragione per cui era andata a trattare con Kelpie per salvare Edgar, poteva essere perché era nella sua personalità. Se avesse pensato che avrebbe potuto vivere molto più pacificamente dalla parte di Kelpie che stando con Edgar, allora poteva essere stato solo l'atto di aiutare qualcuno mentre era lì, per se stessa.
Ma, stai scherzando.
Alla fine, Edgar non era stato quasi ucciso da Paul. Anche se Kelpie aveva incoraggiato Paul e aveva spinto un umano ad avvelenarne un altro, non c'era niente in ciò che avrebbe potuto far pensare Lydia di esserne responsabile.
- “Nico, anche tu non vuoi che Lydia vada via, non è così? E quel cavallo d'acqua non è un gentiluomo come noi.”-
Sentendosi chiamare gentiluomo, Nico pettinò i baffi come se non stesse negando quello che era stato detto. Edgar stava pensando di trascinare Nico dalla sua parte. Per un verso, Kelpie era una fata. Avrebbe anche avuto bisogno dell'aiuto di una fata dalla sua parte.
- “Per favore dimmi, non c'è un modo per riportare indietro Lydia?”-
- “Hey conte, Lydia ha preso la decisione da sé e se ne è andata. Che diritto abbiamo tu o io di dire che vuoi riportarla indietro?”-

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- “Credo le sia stato fatto fare in maniera reclutante. Se è stato il carattere ingenuo di Lydia a farla decidere, allora userò il mio di carattere.”-
- “Il tuo carattere civettuolo?”-
- “Esatto. Non posso sopportare di lasciar perdere quando non sono riuscito a conquistarla.”-
Come dovrei saperlo, menzionò Nico, scrollando le spalle.
Edgar non aveva perso per essersi avvicinato.
- “Non sei in grado di andare e venire dal reame delle fate e questa parte? Se non vuoi fare niente, va bene, solo mostrami la strada”-
- “Non posso portare altri umani oltre a Lydia attraverso il mondo delle fate. Le fate hanno confini e regole che dobbiamo rispettare.”-
- “Che ne dici di farlo per un cappello a tuba e degli stivali?”-
Mnn, pensò Nico incrociando le braccia. Però scosse la testa come se stesse scacciando la tentazione.
- “Non posso fare quello che non posso fare. Se fosse un altro modo, allora forse, potrei prestare una mano se non coinvolgesse il forzare qualcosa a Lydia.”-
Edgar cercò di pensare qualcosa.
- “E inoltre, anche se tu fossi in grado di trovare Lydia nel mondo delle fate, stai dicendo che c'è un modo di rompere la promessa che ha fatto con Kelpie.”-

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Questo era un altro problema. Ma se avesse trovato Lydia qualcosa avrebbe potuto funzionare? Ci stava pensando in maniera troppo positiva. Questo genere di cose dipendeva dalla forza. Se uno ci pensava troppo, questo lo avrebbe fatto sembrare come se non ci fosse una via.
Proprio allora, pensò a qualcosa e si alzò.
- “Quelle due, Marygold e Sweetpea, sono ancora qui?”-
Nico girò la testa verso la finestra.
- “Hey, il Conte vi sta chiamando.”-
Si girò a guardare la finestra, pensando che sarebbero apparse da lì, ma improvvisamente, si sentì una voce che parlò dai suoi piedi.
- “Che cosa volete da noi?”-
Nella forma di giovani ragazze, le due fate di campo si erano inginocchiate davanti a lui.
- “Vorrei che mi portaste dalla vostra Regina.”-
- “Cosa, hey tu, che stai dicendo, stai pensando di accettare il matrimonio con la fata?”-
Prima di qualsiasi altra cosa, non c'era nulla che potesse fare a meno di non entrare nel mondo della fate. Per fare ciò, stava usando l'assurda idea di far finta di accettare il matrimonio con la regina proprio per quello, cosa che fece saltare Nico sulle sue spalle con uno sguardo irritato.
Che allora sussurrò nell'orecchio di Edgar.
- “Quantunque buon truffatore tu possa essere, il metodo che usi con gli umani non funziona con le fate. Invece di riportare indietro Lydia, finirai con l'essere catturato dalla regine delle fate.”-
- “Scusami, Mister Nico, per favore non interferire con i nostri affari. Milord si è finalmente deciso a sposare Nostra Maestà.”-

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Marygold afferrò la coda di Nico e cercò di buttarlo giù.
- “Hey, questo umano non ha intenzione di ….”-
Edgar afferrò Nico che aveva cercato di rivelare la verità e gli coprì la bocca.
- “Per cui, ragazze, sareste in grado di partire immediatamente?”-
- “Ahh, ma milord, abbiamo bisogno dell'anello di luna. Il precedente Conte Cavaliere Blu ha detto che la promessa di matrimonio sarà pienamente mantenuta solamente quando scambieremo la 'luna'. Ecco perché abbiamo bisogno che voi indossiate la 'luna' che Sua Maestà vi ha consegnato come prova della vostra promessa.”-
Ancora tenendo Nico, Edgar pensò con forza.
Scambiare la luna con la promessa. Questo voleva dire che rispecchiava il matrimonio tra il Conte Cavaliere Blu e la sua Lady, Gwendolen? Il matrimonio del conte della casa contesca forse aveva qualche sorta di tradizione con la prova della promessa con la pietra lunare.
A ogni modo, era Paul ad avere il problematico anello.
Doveva essere sotto la vista della 'Luna Scarlatta'.
Che tempismo perfetto. Allora farò la prima mossa pensò Edgar alzando gli angoli delle labbra.
- “Va bene. Riprendiamo quell'anello. Signore, Nico, presumo mi darete una mano.”-
- “ovviamente, milord.”-

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- “Più che altro, cosa stai pianificando!”-
Riportare indietro Lydia, sussurrò dentro l'orecchio di Nico, e chiamò Raven.
- “Fa i preparativi per partire. Oh e portami la mia spada.”-

*
La club house che era stata finalmente in grado di mandare via il suo ultimo cliente che era rimasto tutta la notte, aveva chiuso bene le sue porte fino a che il trambusto della notte non era arrivato.
Assieme a Raven, Edgar stette davanti alle sue porte.
- “Lord Edgar, è questo il quartier generale della 'Luna Scarlatta?”-
- “Con molta probabilità. Ma non credo di sbagliarmi.”-
Era il club dove si era tenuta la mostra in cui si erano incontrati Edgar e Paul per la prima volta.
Il proprietario del club era un uomo di nome Slade che vendeva dipinti. I maggiori membri di quel posto erano i benestanti interessati ai dipinti e i pittori che volevano vendere a loro il proprio talento. Visto che O'neill, il padre di Paul e il suo altro padre Foreman erano entrambi pittori che accettavano offerte i lavoro dai nobili, c'era un'alta probabilità che fossero stati dei membri lì. Per cominciare, era stata opera del proprietario di quel posto il introdurre Paul ad Edgar e a farlo funzionare affinché il pittore riuscisse a vincere il suo interesse.

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Anche da quella connessione aveva pensato che la 'Luna Scarlatta' fosse in agguato dietro le tende di quel club.
- “Adesso è tempo di fare scaccomatto.”-
Stringendo la spada, nascondendo il suo bastone, Edgar bussò alla porta della club house.
Dopo un momento, ad apparire fu un uomo che sembrava essere un domestico.
- “Non abbiamo ancora aperto, per cui tornate al crepuscolo, Signore.”-
- “Ho degli affari con Mister Slade.”-
- “Oh, sì, che tipo di affari?”-
- “Sono quasi stato ucciso dalla sua donna. Ditegli che non mi dispiacerebbe parlare con lui prima di rendere la cosa pubblica.”-
Il servitore lo fissò con uno sguardo confuso. Doveva aver pensato che fosse una qualche parola d'ordine segreta.
- “Scusatemi, ma voi siete?”-
- “Conte Ashembert.”-
Appena disse quel nome, l'uomo sgranò gli occhi. Senza nascondere il tremore scappò dietro la porta. È come se avesse visto un fantasma pensò Edgar che si sentì offeso e prese la libertà di entrare. Salì le scale che collegavano dalla sala d'ingresso. Raven era proprio dietro di lui. Proprio quando raggiunse la cima, guardò giù la sala che aveva un tappeto costoso steso su di essa e vide un uomo arrivare correndo nella sua direzione.

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Era Slade. Un uomo corpulento con una barba nera quindi, era lui, Edgar si ricordò di lui, controllando la pietra di luna rossa scarlatta che indossava nella sua mano destra.
- “Milord, questo club è solo per i membri, per cui non possiamo farvi entrare nel locale. Potreste aspettare nella sala d'aspetto?”-
Per cui intende dire che sarebbe un problema se andassi in giro.
- “Allora diventerò un membro. Dovrei averne i requisiti.”-
- “Sì, ma, ah.....”-
Guardò confuso il viso di Edgar che era nascosto dall'ombra dell'orlo del cappello, come per controllare se fosse quello vero.
- “State dicendo che un uomo morto non ne ha diritto?”-
Tolse il cappello e gli fece un ghigno. L'uomo barcollò indietro di qualche passo per lo shock, però cercò di rimanere in piedi e si fermò.
- “V-voi non sembrate morto ai miei occhi.”-
- “E' vero, la vostra organizzazione ha fallito.”-
- “....... di cosa state parlando?”-
- “Dov'è Paul?”-

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- “Per favore visitate la sua residenza.”-
- “Non era alla pensione. Il proprietario ha detto che un altro problema era che la governante è scomparsa improvvisamente.”-
- “Questo non è di mia conoscenza....”-
- “Raven, Mister Slade pare sia di malumore per essere stato sveglio tutta la notte. Dovresti aiutarlo a svegliarsi.”-
Raven andò verso Slade, afferrò il colletto della sua camicia e puntò un coltello sulla sua fronte. Slade vide con una sola occhiata che il coltello era quello con il veleno che aveva usato la governante e gli colò suore freddo dalla fronte.
Edgar fissò crudelmente lui che non era in grado di muoversi.
- “Siete sveglio adesso?”-
- “....................”-
- “Non ho sentito la vostra risposta. Credo non fosse abbastanza.”-
- “No, s-sono sveglio.”-
- “Bene.”-
I servitori del club si radunarono intorno a loro ad una lontana distanza. Dal loro rumore confuso sembrava che non fossero membri della 'Luna Scarlatta'. Non c'erano così tanti membri della gang Robin Hood che potessero identificare.
L'uomo esortò i servitori a ritornare ai loro posti di lavoro.
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- “M-milord se potessimo per favore parlare sul retro” fece Slade in una voce quasi alta, che significava che non voleva che Egar dicesse qualcosa di non voluto in quel luogo.
Lui abbassò la voce e sussurrò nell'orecchio dell'uomo.
- “Non sono interessato a parlare con voi. Preferirei annientare fino all'ultimo di voi membri della Luna Scarlatta, ma fino a che avrete Paul, ci sarà dello spazio per voi per negoziare. Non immagino che abbiate l'intenzione di farli addossare il crimine di uccidere un conte e buttarlo nel Tamigi.”-
- “...... noi non uccidiamo i nostri uomini solo perché mandano a monte un lavoro.”-
Ammettendolo alla fine, replicò sarcasticamente comparandolo con l'organizzazione del Principe. Solo Edgar non poteva curarsene meno. Se dicevano di essere diversi dal Principe, questo andava benissimo.
Slade si allontanò lentamente da Raven che rilasciò la sua presa.
Guidò Edgar e il suo servitore mentre si avviavano giù in un dedalo di corridoi.
Il posto doveva essere uno dove i normali servitori non potevano entrare. Prima di accorgersene, non c'era nessuno attorno a loro. Proprio allora, dall'angolo dell'occhio pensò di aver visto la figura di qualcuno muoversi. Prima che Edgar potesse girarsi, Raven spinse la sua spalla. Nell'istante successivo, il rumore degli spari si sovrapposero con il suono della lampada vicina che andava in frantumi.

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Slade si levò.
- “Prendeteli!”-
Al suo grido, gli uomini della 'Luna Scarlatta' che si stavano nascondendo saltarono fuori da dietro le porte uno ad uno.”-
- “Raven, da questa parte!”-
Entrambi si girarono a correre.
Paul doveva essere stato catturato perché non fosse visto e quindi doveva essere stato nascosto da qualche parte in profondità di quell'edificio. Il che significava che quel posto doveva essere lì da qualche parte, perciò controllarono le stanze qui e là mentre correvano in giro.
Finalmente arrivarono alla fine della sala dove c'era una larga doppia porta, l'aprirono ed entrarono chiudendo le porte. Raven afferrò una lancia decorativa appesa contro il muro per appoggiarla contro la porta, sembrava che avrebbe fatto guadagnare loro del tempo. La stanza si scoprì essere una sala di riunione per l'organizzazione segreta, visto che era una sala larga e aperta. Sull'alto soffitto, c'era un lampadario gotico appeso sopra di loro. Proprio al di sotto di esso, sul pavimento c'era un mosaico scarlatto di una luna crescente. Guardandolo da vicino, il mosaico si scoprì essere composto da pietre lunari rosse e ognuna di esse aveva delle lettere color rosso sangue. Si chiese se avessero usato quel posto per le cerimonie dei nuovi entrati per stringere il legame tra i membri. Più che altro, avevano iscritto la prima lettera dei nomi dei membri sulle pietre di luna e come se stesse loro guardando dall'alto, c'era un notevole trono su un altare di fronte a loro.

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C'era un dipinto appeso dietro al trono. Camminando verso di esso, Edgar guardò in alto per vederlo da vicino.
- “Il Conte Cavaliere Blu.....?”-
Era il ritratto di un uomo con capelli castani e occhi blu come il cielo e nella sua mano c'era la spada con la stella zaffiro in essa. Indovinando dai suoi vestiti, doveva essere Julius Ashembert che si diceva fosse apparso al palazzo di Elisabetta I. Non c'erano ritratti nella casa Ashembert che Edgar sapesse. Perfino Tomkins, che aveva tenuto tutti gli averi della casa contesca diceva che non erano stati lasciati artefatti come i dipinti. Erano arrivati alla conclusione che dal momento che la famiglia aveva un così forte legame con le fate, avevano voluto evitare di avere ritratti con le loro fattezze che avrebbero potuto essere usati per maledizioni. Edgar non era un esperto in materia, ma in qualche area di magia, gli era stato detto che c'erano degli incantesimi che potevano ferire una persona se fosse stata applicata una maledizione sui loro dipinti.
Allora perché era stato creato il ritratto di questo conte. E perché in un posto simile. In ogni caso, quella “Luna Scarlatta' adorava il Conte Cavaliere Blu e aveva scelto di usare il nome della fata guardiana Flendolen, cosa che lui si era aspettato.

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Qualcosa sbatté pesantemente contro la porta. L'ostacolo stava per essere rotto e anche la lancia avrebbe ceduto presto.
- “Lord Edgar possiamo uscire dalla finestra del soffitto?”-
- “No, finiamola qui.”-
Proprio quando lo disse, la porta venne spalancata.
Gli uomini si riversarono dentro la camera. Da dietro di essi, poteva vedere Slade.
Oltre Edgar, Raven fu veloce a puntare la sua pistola.
Slade capì che la pistola stava mirando sulla sua fronte senza esitazione e si fermò.
Raven sbagliò di proposito la mira e sparò vicino all'orecchio di Slade.
Slade gridò e tutti gli uomini si pietrificarono come se il tempo si fosse fermato.
- “Sì, è meglio per voi che non vi muoviate. Perché il primo che si muove sarà il primo a morire.”- mentre lo disse, Edgar prese l'opportunità di guardare ognuno di loro.
- “Ora, gentiluomini, tutti voi siete i membri della 'Luna Scarlatta'? Se dite di avere fatto un giuramento di sangue al Conte Cavaliere Blu, allora questo vi rende tutti i miei schiavi.”-
Di proposito, dette un'occhiata al ritratto sul muro.
- “....... Tu mero impostore.”-

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Sentì il sussurro di Slade e camminò verso di lui.
- “Ma anche voi tutti siete degli impostori. Una mera imitazione di Flendolen.”-
Afferrando il suo braccio, Edgar tolse il suo anello rudemente.
- “Si tratta di una pietra di luna rossa, ma un comune artefatto. Ha una lucentezza opaca e non posso credere che una volta sia appartenuta ad una fata.”-
- “Ma, vi chiamate con il nome della fata guardiana del Lord Cavaliere Blu e avete fatto un giuramento di lealtà nei confronti del conte in questo ritratto? Beh, sì, alle organizzazioni segrete piace mettere come loro fondatori, figure leggendarie come Paracelso o Rosenkreutz.
Loro differenziano e specializzano le loro cerimonie e danno un'impressione di mistero alla società e fanno credere ai loro membri che il legame che possiedono è qualcosa di nobile e dignitoso ma in realtà è solo un gioco, non è così?”-
- “Non abbiamo cominciato questo come un gioco. Questo era per proteggere noi stessi e per combattere.”-
- “Allora volete seriamente diventare il braccio destro del Conte Cavaliere Blu? Ovviamente, mi assicurerò che tutti voi siate di qualche buon uso.”-
Da qualche parte nell'angolo, qualcuno si mosse.
Raven sparò. Il suo proiettile scaraventò via la pistola nella sua mano.
Ma questo interruppe la tensione che stava mettendo a dura prova i nervi di tutti e un altro uomo cercò di attaccare e afferrare Edgar. Ma lui evase l'attacco e indietreggiò velocemente per creare un po' di distanza tra loro e fece la mossa coraggiosa di fare un salto sull'altare.

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Tolse la spada dalla fodera che aveva tenuto nella mano. Tenne l'argentea spada scintillante, esattamente come quella che era stata dipinta nel ritratto dietro l'altare, di fronte in alto.
- “Io sono il Conte Cavaliere Blu. Il padrone di questa spada. Se non vi piace, allora venite a prendermi. Questo è, se avete il coraggio di mostrare le vostre armi contro di essa.”-
Come aspettato, tutti indietreggiarono.
Non era niente per lui fare finta di essere coraggioso e dignitoso sebbene circondato da nemici. Dal momento che Edgar aveva la piena conoscenza della sua bellezza benedetta e di come appariva agli occhi delle persone, la usava volentieri.
- “Hey, tutti voi, cosa state facendo ! Prendere la spada da quell'impostore!”-
Slade ruppe il silenzio.
Che uomo insistente. Proprio quando stava pensando se avesse dovuto farlo stare in silenzio per sempre, un famigliare ragazzo entrò correndo nella stanza.
- “Aspettate tutti quanti!”-
Paul che arrivò correndo sull'altare in cui stava Edgar, si girò per affrontare i suoi compagni.
- “Dovete fermarvi tutti. Quest'uomo non è lo scagnozzo del Principe. È uguale a noi, una vittima.”-
- “Paul anche se la tua storia fosse vera, non ci sono errori che quell'uomo e quell'asiatico fossero nelle mani del Principe. C'è la possibilità che abbiano subito il lavaggio del cervello e sarebbe diverso se avessero avuto una posizione bassa nell'organizzazione, è impensabile che qualcuno che è stato messo a una distanza così vicina a quell'uomo sia in grado di muoversi liberamente. Quelli che scappano sono rintracciati e uccisi.”-

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Era proprio come aveva detto lui. La ragione per cui Edgar non era stato ucciso, era perché era qualcuno cui c'era la necessità di essere catturato vivo dal Principe. Non sapeva la ragione perché non fosse stato ucciso. Il Principe aveva ucciso i compagni i suoi per metterlo nell'angolo e aveva usato ogni tipo di metodo all'estremo, ma usando l'unica debolezza del non ucciderlo, Edgar era riuscito a scappare fino a quel punto.
- “Ma, il Principe permetterebbe a uno dei suoi uomini di vincere il nome di Conte Cavaliere Blu? Anche se lo accettassimo o meno, quest'uomo è stato ufficialmente riconosciuto da Sua Maestà la Regina. Un uomo così non sarebbe solo un ostacolo per il Principe?”-
Slade scosse la testa in silenzio come se stesse provando a pensare ad una obiezione.
- “Anch'io vorrei conoscere quella parte. C'è una qualche storia dietro al Principe e al Conte Cavaliere Blu?”-
Paul girò il capo con uno sguardo un po' esitante, come se fosse indeciso se potesse dirlo a Edgar o no.
Slade fissò nella sua direzione e rimase in silenzio.
- “Diciamoglielo.”-
A dirlo era stata un'altra voce.
Dalla porta, entrò un vecchio uomo. Da come i membri gli aprirono la strada, doveva essere uno dei componenti principali.

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Teneva la schiena ritta, ma era evidentemente cieco perché entrò camminando con un bastone in mano.
- “Foreman....”- disse Slade in un tono preoccupato.
Il che significava, che quello era l'uomo che aveva preso Paul come suo figlio. Evidentemente non stava a Dover.
- “Slade, potresti lasciare questa cosa a me.”-
Sembrava che i due avessero una relazione amichevole molto più stretta di quella tra commerciante d'arte e pittore.
- “Sono terribilmente dispiaciuto per tutta la sgarbatezza, milord. No, dovrei chiamarvi vostra Grazia?”-
- “Quel nome non mi appartiene più da tempo.”-
- “Allora milord, a dire la verità anche noi non sappiamo quale sia la storia tra il Principe e il Conte Cavaliere Blu. Sappiamo soltanto che usa tutto il suo potere per oscurare completamente la linea di sangue come se fosse spaventato dall'esistenza del Conte Cavaliere Blu.”-
- “Linea di sangue? Ma non c'è stato nessun erede della famiglia Ashembert che sia apparso negli ultimi trecento anni.”-
- “Sì, è così, però anche se non aveva il diritto di succedere al titolo di conte, c'è stato un discendente del conte.”-
E poi guardò verso il ritratto.
- “Crediamo che questo sia l'unico ritratto raffigurante la famiglia del Conte Cavaliere Blu.
Chi ha dipinto questo quadro era l'amante e una donna che ha dato luce a suo figlio....”-

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- “Capisco, per il bene della sua amata e del figlio, le ha permesso di dipingere il suo ritratto. Che storia romantica. Per cui, il sangue della famiglia contesca è continuato nella famiglia di quella pittrice.”-
- “Sì. Quella era la famiglia del nostro maestro e io Slade qui siamo stati i suoi apprendisti.”-
Quindi quel commerciante d'arte in origine aveva puntato a diventare un pittore. Visto che non era stato in grado di vendere i suoi dipinti, doveva aver ottenuto un qualche tipo di fortuna ed essere arrivato in quella posizione.
- “Per cui, il vostro maestro è stato ucciso dal Principe?”-
Con un'espressione addolorata, abbassò la testa come se fosse in lutto di morte.
- “Molti di noi sono quelli che erano vicini al clan del nostro maestro ucciso. Non solo come pittori conoscenti, ma come artisti di vecchi tempi che hanno avuto esperienza in artefatti decorativi come dipinti sospesi e sculture. Tempo fa, la nostra gente ha avuto compiti che involvevano il conoscere i segreti sul nostro lord della famiglia e del suo castello, e siamo diventati un'organizzazione dalla necessità di proteggere noi stessi e il clan del nostro maestro e la loro rete era posta come la nostra forza centrale.”-
- “Allora questa era la formazione della 'Luna Scarlatta'?”-
- “Eravamo stati noi a decidere di farci chiamare 'Luna Scarlatta'. Il clan del nostro maestro venuto per succedere al nome di Flendolen come loro secondo nome che fu dato al figlio del Conte Cavaliere Blu, così abbiamo deciso per quello.

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- “Quindi alla fine, non sapete perché siano stati premi di mira?”- chiese Edgar.
- “Non siamo stati in grado di scoprirlo. Forse il nostro maestro lo sapeva, ma è stato ucciso prima che il motivo fosse rivelato. Noi, a cui è stato lasciato rafforzare il nostro legame di odio verso il Principe abbiamo aspettato solamente il ritorno del Conte Cavaliere Blu in Inghilterra. Se il Principe odia il sangue della sua famiglia, abbiamo pensato che solo la sua apparizione sarebbe stata in grado di opporsi equamente a lui....”-
- “Eppure era un impostore, per cui siete stati delusi?”-
Foreman distorse la bocca in maniera ironica.
- “Parecchi anni fa quando O'neill è stato ucciso, ci siamo insospettiti della famiglia ducale dove stava risiedendo e abbiamo cominciato ad investigare su di loro. Ma fummo solo in grado di scoprire che c'era solo fuoco e non abbiamo mai pensato che il giovane figlio della famiglia fosse vivo nelle mani del Principe. Milord, se lui, che ha dipinto la vostra famiglia, è stato ucciso e la vostra famiglia è stata fatta cadere nell'oblio, allora vorrei scoprirne la ragione. O'neill forse aveva saputo qualcosa sulla famiglia ducale.”-
Perché la famiglia di Edgar era stata presa di mira. Questo era qualcosa su cui lui stesso aveva cercato di pensare al motivo. Però, non c'era ancora una risposta esatta. Solo, più che la famiglia ducale che era stata presa in bersaglio, Edgar aveva la sensazione che stessero cercando lui stesso.
- “Non lo so io stesso. Ma, non credo che il sangue del 'Conte Cavaliere Blu' sia collegato a essa. L'albero della mia famiglia è impresso nel mio cervello da quando ero giovane, però non c'era nessun legame con la famiglia contesca che può apparire o meno una volta ogni cento anni.”-

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Foreman inspirò ed espirò e fece un sospiro. C'erano così tante cose che erano ancora un mistero. L'organizzazione del Principe, ossessionata dalla sperimentazione con elementi magici, doveva aver visto il misterioso potere del Conte Cavaliere Blu come una minaccia. C'era quella possibilità. Comunque Edgar non possedeva quel misterioso potere che si era succeduto nella famiglia Ashembert. Ma ora, Edgar era il Conte Cavaliere Blu. Fino a quando avesse tenuto il nome, era a conoscenza del fatto che avrebbe avuto sulle spalle tutto dell'antica linea familiare. D'altra parte, non era in grado di lasciare la via del confronto con il Principe.
- “Milord, non c'è nient'altro da dire. Vi prometto che non vi verrà causato nessun problema da ora in avanti. Potreste non parlare della nostra organizzazione e lasciare questo posto?”-
- “Perciò state dicendo che non avete bisogno di un conte che non ha né il sangue e né il potere divino che può combattere contro il Principe?”-
Ma Edgar non aveva intenzione di andarsene a mani vuote. Quella 'Luna Scarlatta' poteva essere utile. Ecco perché la voleva.
- “Piuttosto, io sono colui che nell'organizzazione del Principe sa su di lui molto più di chiunque altro. Conosco i metodi che usa, il modo in cui pensa e i suoi attacchi crudeli e subdoli. Ecco perché potrei sapere la maniera per contrattaccarlo. Non volete un cervello? Potrei scommettere che le vostre operazioni non sono state magnifiche abbastanza da farvi ignorare dal Principe. Ecco perché la vostra organizzazione è riuscita a sopravvivere fino adesso, ma siete soddisfatti con questo?”-

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Slade fece un'espressione offesa probabilmente perché anche lui stesso doveva essere stato impazienze e irritato su questa cosa. Foreman non cambiò la sua espressione e continuò a parlare in un tono moderato.
- “State dicendo che dovremmo unirvi a voi?”-
-“Sbagliate, gentiluomini della 'Luna Scarlatta'. Sto dicendo che dovreste diventare miei.”-
Edgar fece un sorriso a cuore aperto e camminò a lunghi passi verso l'altare e salì a sedersi sul trono che era il simbolo dell'organizzazione preparato per il Conte Cavaliere Blu.
Ci fu un momento di uno scoppio di voci e agitazione, ma non ci fu nessuno che obbiettò.
- “Per combattere, voglio mettere le mie mani sull'arco scarlatto, Flendolen e l'arco bianco, Glendolen. Un falso arco per un falso conte. Cielo, se il vostro gruppo sta solo usando in libertà il nome una fata arciere dovrebbe andare bene. Non sentite che potreste essere in grado di vincere?”-
Non ci fu risposta. Ma sentì l'effetto che aveva prodotto.
Proprio perché loro erano una falsa luna scarlatta con solo un nome e l'entusiasmo, che desideravano il vero Conte Cavaliere Blu.
Però non avevano ragione di farlo. Dalla posizione del Conte Cavaliere Blu, la 'Luna Scarlatta' sarebbe sempre stato un falso. Anche se provavano a brillare come la cosa vera, non sarebbero stati la stessa cosa. Se un falso era in grado di diventare la cosa vera, allora avrebbe dovuto brillare più di quella originale.

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Edgar guardò verso la direzione di Paul.
- “Comunque, Paul, la ragione per cui sono venuto a vedervi è perché volevo che mi rideste quella pietra di luna.”-
Oh, boccheggiò Paul in sorpresa e velocemente si tolse l'anello. Raven l'accettò e lo porse a Edgar che era sul trono. Lui diede la spada a Raven e si alzò con l'anello nella sua mano.
- “Raven, lascio il resto a te.”-
- “Sì.”-
- “Ora, gentiluomini, vado a cercare il mio arco bianco, Glendolen, per cui cercate di pensare alla vostra decisione attentamente.”-
Guardò bene tutti loro che non sapevano cosa fare e poi Edgar chiamò Marygold e Sweetpea.
I membri della 'Luna Scarlatta' non riuscirono a contenere la loro sorpresa all'improvvisa apparizione delle due ragazze comparse dal nulla, ma se lui non l'avesse fatto, non ci sarebbe stato motivo della sua stravagante sceneggiata.
- “Dunque, milord, lasciate che vi indichiamo la strada.”-
Le due fate nella forma di giovani ragazze presero la mano di Edgar.


Traduzione di Lucyl Kappa Kanwar

4 commenti:

  1. Grazie per il lavoro che stai facendo e spero che lo continuerai! Amo questa light novel ma, purtroppo, per ora si trova solo la versione giapponese o la traduzione di qualche capitolo in inglese!
    Grazie ancora per la traduzione!

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    1. Grazie a te che leggi questa splendida light novel e fai visita a questo blog.
      (。・ω・。)ノ♡
      Ps. In arrivo il prossimo capitolo 'Una promessa con il bugiardo'

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  2. Oddio! Credo di amarti! Ho adorato sia il manga che l'anime ma purtroppo non ho mai trovato traduzione della novel! Ora comincerò a leggere la tua traduzione, ma ci tenevo tantissimo a farti avere i miei sentiti ringraziamenti! Spero non abbandonerai il progetto! <3

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    1. Grazie dei complimenti ☆*:. o(≧▽≦)o .:*☆
      Quello che si comincia si deve finire :-D
      ps. i capitoli si trovano anche in formato epub sul gruppo 'Il conte e la fata - light novel FAN'

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