venerdì 14 marzo 2014


Ch 4: Una notte vicino l'oceano

Scritto da Mizue Tani, illustrato da Asako Takaboshi

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Dopo essere scesi e saliti su differenti linee ferroviarie a vapore, Lydia e il gruppo finalmente arrivarono ad una città vicino al mare.
Il mare irlandese era proprio in vista e dal punto di fronte alla finestra dove stava, Lydia poté vedere chiaramente vedere il riflesso della tonda luce della luna sull'acqua.
Ma tornando alla stanza, vide Edgar farsi versare un bicchiere di vino dal proprietario della casa, mentre lui sedeva su una sedia finemente curvata.
Il proprietario di quella casa era un uomo di piccola nobiltà della città e si fidava completamente di Edgar che si era presentato come Conte.
Lei fu meravigliata dal sentirlo spiegare che erano stati attaccati dai ladri, feriti e che erano stati separati dai loro domestici, e poi dal modo in cui chiese un dottore e dei vestiti nuovi. Poi menzionando che lui era un conoscente del padrone di casa che era un aristocratico, era riuscito a ottenere la promessa di passare la notte ala casa del nobile.
Il padrone di casa er
a deliziato, diceva che era un'onore ospitare un Conte.
- “Comunque milord, stavate andando all'isola Mannor? È sono una piccola isola. Non c'è niente di importante lì.”-
- “L'isola sembra essere mia. Pare che nella generazione di mio padre, nessuna l'abbia visitata, ma da quando ne ho ereditato il titolo, pensavo di andare e di dare un'occhiata con i miei occhi. Le proprietà che abbiamo si estendono per tutto il paese.”-

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Si chiese se per via della ferita che lui aveva, il dottore gli avrebbe fatto ancor più male.
Gli era stato detto di astenersi dall'alcool, eppure si stava felicemente divertendo. I suoi scintillanti capelli dorati, che non avevano perso la loro lucentezza sebbene fosse stato nella baracca, erano ancora più brillanti sotto la luce del candelabro.
D'altra parte, Lydia guardò i suoi di capelli. Non le piacque come la luce dell'interno faceva sembrare i suoi capelli rossastri opachi. Diventò invidiosa del biondo di Edgar e si chiese come mai non era nata anche lei con uno dei due vivaci colori dei suoi genitori. Almeno se fosse stata mora, forse sarebbe apparsa intelligente, ma con questo bruno rossastro opaco, era solamente normalmente triste. Ovviamente, anche se fosse stata bionda, non sarebbe riuscita a creare quell'aria di grazia che lui riusciva a fare.
In questa casa del padrone, in questa località di campagna, i numerosi mobili costosi e i pezzi d'arte normalmente non avrebbero potuto mostrare la propria dignità e patrocinare il loro proprietario, ma ora, lei aveva l'assurda sensazione che sembrassero aver aspettato qualcuno come Edgar per visitarli, e pensare a ciò era un qualcosa d'incredibile per Lydia.
- “È così quindi. Per favore perdonate la mia maleducazione. A proposito. Ricordo che c'era un vecchio castello su quell'isola. Le voci dicono che chi ci vive siano solo sirene; è anche quello è vostro Milord?”-
Sentendo la parola sirene, le orecchie di Lydia si tesero.



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Molto probabilmente il castello è stato costruito nel 16° secolo. Ho sentito che il Conte a quel tempo amasse il pacifico paesaggio dell'isola e abbia creato quella costruzione. Ma le sirene che vivono in esso? Non ne ho mai sentito al riguardo.”-
- “Che tipo? Che tipo di leggende ci sono?”- Lydia non riuscì a non interrompere.
Il padrone di casa fu colpito dalla sua serietà.
- “Beh, uh...”-
- “Lei ha un eccessivo alto interesse per le fate. Se riguarda la mia isola mi piacerebbe sapere.”-disse Edgar.
- “Oh, beh, non è che io sia a conoscenza di tutti i dettagli, ma tutti qui sanno della storia delle sirene. Si dice che chi ascolti il loro canto venga incantato e attirato in mare. Le maree intorno all'isola sono estremamente intense, quindi ogni volta che una nave affonda, la leggenda delle sirene si deve diffondere.”-
- “È difficile dire che tutte gli incidenti navali siano coincidenze. Dal momento che le sirene sono capaci di controllare le onde e le maree. Inoltre, perché le sirene di dell'isola Mannor che normalmente stanno nel mare vivono nel castello? C'è qualche informazione al riguardo?”-
Più Lydia gli faceva seriamente delle domande, e più il padrone di casa aggrottava le sopracciglia confuso, doveva aver pensato che un uomo maturo non dovesse parlare di favole.
Quella era la normale reazione delle persone che incontravano Lydia. Era abituata che le sue parole fossero ritenute incomprensibili e irritanti.

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Non preoccuparti”. Questo era tutto quello che diceva a se stessa.
Ma Lydia non aveva nessuna informazione riguardo i merrow. A dire la verità, voleva sapere tutto quello poteva.
- “C'è qualcuno che ha visto sirene nel castello?”- chiese Edgar, al quale il padrone di casa finalmente diede una risposta.
- “Più che altro si è sentito un canto provenire da qualche profonda parte del castello, ed esiste una storia che dice che quando viene il mattino, i cittadini dell'isola trovano sulla riva dei cadaveri bagnati di ladri che si erano introdotti nel castello. Ma beh, sono solo chiacchiere senza fondamento di fate e fantasmi che solo i bambini apprezzerebbero.”-
Sentitasi chiamare bambina, Lydia era furiosa. Proprio quando stava per aprire bocca per replicare, fu invece Edgar a parlare.
- “In effetti mi piace il gossip infondato. Ho davvero bisogno di crescere.”-
Vedendo il padrone turbato dalla sua replica e che non sapeva cosa dire, Lydia si sentì un po' meglio.
- “Oh, no, no non volevo dire questo. Ah, milord, se mi volete scusare, credo di aver bisogno di un po' di risposo”- disse il padrone alzandosi, desideroso di andarsene.
- “Faccia pure”- replicò Edgar.
- “Um, posso chiederle un favore?”- chiese Lydia.

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Lydia decise di chiedere dal momento che era depressa.
- “Cosa c'è?”-
-“Posso chiederle un percorso per le fate che ci sono qui? Dato che questa stanza ne è piena e non riescono ad uscire da qui.”-
Naturalmente, incontrò un'espressione ironica, ma per come era lei, non avrebbe potuto essere più sconvolta di quando non lo fosse già.
- “E' solo un piccolo gioco signore, se va bene per lei, potrebbe lasciarla fare come desidera?”-
- “Avete una sorella piuttosto unica. Ora, se volete scusarmi.”- facendo quel segno di accordo, il proprietario lasciò la camera.
- “Hey, cosa voleva dire con sorella?”- domandò Lydia, non riuscendo a tralasciare le sue parole, e si voltò con sguardo corrucciato verso Edgar,
- “Se non l'avessi detto, un uomo e una donna da soli insieme, avrebbero attirato dell'attenzione non voluta”-
-“Fratello e sorella ci fa sembrare più sospetti! Non c'è modo che somigliamo a fratelli”-
- “Davvero, allora dovrei andare a correggere l'errore? Dovrei dirgli che siamo effettivamente degli amanti che si stanno segretamente nascondendo?”-
- “Q- questo è ancora più lontano dalla verità!”-
- “Oh, mi hai ferito. Non devi odiarmi così tanto. Cambiando discorso. Le fate si sono veramente perse?”-
Lydia voltò la testa e versò dell'acqua in un bicchiere con una fetta di limone. Con quello nella sua mano, camminò verso l'angolo della stanza.

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- “Quindi questo vuol dire, che con i tuoi occhi, puoi vedere una confusionaria folla di fate in questa stanza?”-
- “Già. Sembra che questa stanza sia diventata un luogo di passaggio.”-
Edgar appoggiò il bicchiere sul tavolo. Quando lo fece, per coincidenza evitò il posto dove una fata si era messa e stava dormendo.
Ora che ci pensava, lui non aveva calpestato una fata, neanche una fino adesso. Anche se non riusciva a vederle, forse aveva una personalità sensibile.
A differenza di lui, il padrone di casa si era seduto sopra di loro, gli aveva schiacciati con un cuscino e gli aveva calciati da parte mentre stava camminando. Vedendolo, fece venir voglia di Lydia di fare la sua parte.
Era molto probabile che il proprietario ricevesse la vendetta dalle fate ogni notte.
Sebbene lui sembrasse il tipo zuccone di persona, anche se gli venivano tirati i capelli e se otteneva dei lividi violacei a sua insaputa, probabilmente non avrebbe capito come era successo.
Ciononostante, Lydia iniziò a versare per le fate, una gocciolina di acqua limonata sul davanzale.
Allineò le goccioline una ad una, mentre si spostava lentamente dal davanzale verso la porta.
Edgar le si avvicinò, sembrava eccitato e guardò con curiosità il pavimento vicino il muro.
- “È un percorso di guida? Quindi vuol dire che le fate si sono allineate proprio qui?”-
- “Sì”-

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- “Che tipo di fate sono?”-
- “Sono una specie di brownie. Sono marroni e piccoli, con un muso schiacciato”-
- “Hmm. Sarei in grado di farlo bene anch'io?”-
- “Vuoi provarci?”-
Lui sorrise e annuì.
Gli porse il bicchiere con la limonata e lui versò le goccioline mentre Lydia lo guidava.

- “Stanno seguendo?”- aveva un'espressione giocosa sul viso.
- “Sì. Non puoi vederli, ma è divertente lo stesso per te?.”-
- “È strano da immaginare. Fare cose come queste fa parte del lavoro di un dottore delle fate?”-
- “Sì, lo è. Stiamo attenti e facciamo in modo di semplificare la coabitazione tra esseri umani e fate. Se le fate non hanno fiducia in noi, allora non c'è modo di poter negoziare con loro. E solo perché nessuno riesce a vederle e le calpestano e poi ricevere la loro vendetta è un ciclo piuttosto inutile, no? Solo dando loro una piccola considerazione, come legare un fiocco sul davanzale o sulla porta è abbastanza per far loro felici, ma anche queste tradizioni sono state dimenticate.”-
Non sapeva se lui la stava veramente ascoltando, ma Edgar fece una risatina e lasciò cadere l'ultima goccia vicino alla porta.
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Aprendo di poco la porta, Lydia guardò mentre ogni fata marciava fuori dalla stanza.
- “Ma tu ancora pensi che le fate non esistano, vero?”-
- “Non sono mai apparse nella mia realtà. Esistono solo nei miei sogni. Ma, tu devi avere una più ampia apertura della realtà rispetto chiunque altro. Proprio come una persona con una grande vista che riesce a guardare lontano. Quando ho sentito la tua storia, ho visto in quel modo.”-
- “Sei davvero strano.”-
Era la prima che volta che lei aveva detto quelle parole che sempre erano rivolte a lei.
- “Oh, scusa. Um, non ti sto prendendo in giro, è solo, beh, ero sorpreso. Era la prima volta che qualcuno mi ha introdotto a questo genere di prospettiva.”-
-“Eh?”-
Una volta che la rumorosa folla di fate se ne era andata, improvvisamente Lydia realizzò che era da sola con Edgar.
Ne era consapevole perché lui la stava guardando concentrato, e si fermarono l'uno accanto all'altro, dato che avevano lavorato per creare quel sentiero ammucchiato insieme.
E Nico non c'era.
- “I-io credo di aver straparlato. Non ho mai parlato di fate così tanto con gli altri che non fossero la mia famiglia...., perché normalmente vengo presa in giro. Ah, ma forse tu credi che io sono una ragazza strana.”-

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Diventò piuttosto imbarazzata e continuò a parlare, non volendo altro silenzio
- “Non credo che tu sia così.”- disse Edgar.
- “Se la pensi così, allora tu sei veramente una persona strana. Ma, ricordi come sembrava come non ti dispiacesse il modo con cui stavo parlando con il padrone di casa? Sembra che quel genere di cose mi renda contenta. Grazie a te, sono stata capace di dire quello che volevo. Normalmente, quando vedo le fate in difficoltà nella casa di altre persone, non posso parlare, e tuttavia sapendo che c'era qualcuno al mio fianco, mi sono sentita un po' caparbia. Ma sono pienamente consapevole che tu vuoi che continui ad essere di buon umore finché non troviamo la spada.”-
Lentamente lei cominciò non capire più quello che stava dicendo.
- “Sono perfettamente consapevole che sei un bugiardo, e anche se dici così, so che stai dicendo certe cose solo per farmi sentire meglio, ma la tua recita mi ha quasi ingannata. Perché proprio come adesso, sembra che ti sia piaciuto fare quel sentiero e io ho cominciato a pensare che tu fossi un tipo di persona che tiene in considerazione i miei sentimenti.”-
Eh? Cosa sto dicendo. Suona come se mi stessi confessando a lui o qualcosa del genere.”
- “Ah, ma non fraintendermi. Ancora non mi fido completamente di te. Era solo che, volevo dire che ero lusingata, solo un po'. E, hey smettila di toccare i miei capelli.”-
- “Sono così soffici, come la pelliccia di un gatto e tuttavia non sono aggrovigliati, è per caso dato dal fatto che sono le fate a pettinarli per te?”-

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Si chiese come lui potesse uscirsene fuori con una frase simile, ma dal modo in cui le sorrideva così dolcemente e gentilmente Lydia non seppe cosa dire.
- “Alle fate piacciono i capelli biondi. Non hanno interesse in questo color ruggine.”-
- “Caramello.”-
- “Eh?”-
- “Questa descrizione ti dona meglio.”-
Non poteva credere che quest'uomo maleducato, che stava giocando con i suoi capelli potesse dire qualcosa che la rendeva incapace di alzare le mani su di lui.
- “Sarà dolce se lo assaggio?”-
Non posso davvero essere troppo attenta con quest'uomo.
Proprio mentre lo diceva a se stessa, Lydia si sentì confusa, non sapeva se era dispiaciuta o no della sua interpretazione.
Ci fu un bussare alla porta.
Edgar scrollò le spalle e si allontanò da Lydia. Disse “Puoi entrare” verso la porta.
Lydia fece un sospiro di sollievo.
- “Lord Edgar, mi scuso per il mio arrivo in ritardo.”-
Quelli che erano stati presentati dalla cameriera erano Raven ed ermine.
Edgar non sembrò essere preoccupato di loro anche se ne era stato separato.


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Era chiaro che la loro destinazione fosse l'isola Mannor, per cui avevano già anticipato che loro due gli avrebbero trovati, ma lei era ancora meravigliata dal fatto che li avessero raggiunti. Se erano stati vicini attraverso i richiami alla battaglia, dovevano sapere come ognuno di loro avrebbe reagito quando si erano separati.
- “Ermine, Raven! State bene?”-
Edgar stese felicemente le braccia e abbracciò loro due come un padre che abbraccia i suoi figli. Lei poteva dire che Edgar si preoccupava veramente di loro.
Non sembrava che avessero una normale relazione servo-padrone. Lydia pensò che loro tre fossero una famiglia.
- “Miss Carlton, non siete ferita?”- chiese Ermine gentilmente, ma Lydia si sentì un po' fuori dal cerchio.
- “Sì, io...”- in effetti si sentiva responsabile del fatto che Edgar fosse rimasto ferito e si sentiva mortificata verso loro due.
- “Non c'era nulla di cui preoccuparsi. Ho protetto Lydia in modo sicuro.”-
- “È vero? Non è che lei si sia sentita in pericolo nei riguardi vostri Milord?”-
- “Ora guarda, Ermine,"-
- “Ho sbagliato?”-

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- “No. Ma se tu lo sapev
i, poi avrei sperato che entrambi mi aveste dato almeno altri dieci minuti. Stava procedendo bene.”-
- “Oh, dieci minuti sarebbero stati abbastanza?”-
Messa da parte dalla conversazione dei due, Lydia percepì gli occhi taglienti di Raven su di sé. Aveva forse capito che Edgar era ferito? Aveva compreso che era stata colpa di Lydia?
- “Um, io vado a riposarmi un po'. Buonanotte.”-
Lasciandosi dietro l'aria scomoda tra lei e Edgar e l'innaturale battere del suo cuore, Lydia era decisa a fuggire dalla stanza.
- “Ermine, per colpa del fatto che hai detto qualcosa di strano come quello, hai fatto andare via Lydia ora.”-
Sentendo le sue parole allontanarsi, velocemente corse fuori dal salotto.
( Hey, hai visto? Era un dottore delle fate.)
( Sì, è da cent'anni che non ne vedo uno in questa città)
(L'ho sentita dire che andrà all'isola Mannon)
(Se lei sta andando, allora forse vuol dire possiamo andare a casa anche noi?)

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(se i merrow fossero liberati, poi torneremmo a casa.)
Sentendo i bisbigli della folla di brownies, Nico si fermò mentre camminava sulle zampe posteriori attraverso il giardino della casa.
- “Hey piccoletti. Cosa volete dire col tornare a casa?”-
(Wah, oh, è solo un gatto)
- “Non sono un gatto. Sono il collega del dottore delle fate.”-
(Va beh. Se tu sei il partner del dottore delle fate, allora puoi dirle di aiutare i Merrow.)
- “Cos'è successo con i Merrow?”-
(Hanno sofferto molto a lungo. Perché il padrone dell'isola non ha fatto ritorno.)
(Quando i Merrow soffrono, il mare si sconvolge. Abitavamo all'isola Mannor e siamo andati avanti e dietro tra terraferma e l'isola, ma per colpa dei Merrow, non siamo riusciti ad attraversare l'oceano. Ora non vediamo le nostre famiglie da trecento anni.)
- “Che sfortuna. Ma per salvare i merrow, non sarebbe impossibile a meno che non ci sia il padrone dell'isola che è assente?”-
(Un dottore delle fate dovrebbe essere in grado di risolvere i problemi degli umani)
- “Non dite certe sciocchezze. Beh, però le parlerò dei merrow. Ma in cambio, voglio sapere della cosa che stanno proteggendo.”-

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(La cosa che stanno proteggendo? Cos'è?)
- “Dovrebbero aver nascosto qualcosa del loro padrone che se ne è andato”-
(Hmm, penso di aver sentito qualcosa del genere. Ma siamo stati lontani dall'isola per tutto questo tempo. Non sappiamo cosa sta succedendo laggiù.)
- “Avete detto di avere famiglie lì. Perciò mi piacerebbe fare loro delle domande. Vi farò venire nella nostra barca, perché non venite all'isola con noi?”-
(Una barca degli umani? Sarà bene per noi salirci?)
Le fate erano entusiaste e felicissime. Anche se il fascino delle tradizioni per scongiurare il male era stati quasi dimenticati in questa era, era necessaria una barca per attraversare le terribili e indomabili acque del mare. C'era una protezione in quelle acque per scacciare le fate e spiriti maligni non visti dagli occhi umani, e quindi non potevano attraversare l'acqua usando una barca degli umani.
- “Dirò al dottore delle fate riguardo la vostra richiesta. In cambio, presentatemi alla vostra famiglia.”-
Il patto era stato sigillato.
Quello che era rimasto da fare era trovare quante delle piccole fate dell'isola Mannor sapessero sulla preziosa informazione riguardo i Merrow.
- “Gesù, Lydia è cieca al pericolo”- mormorò Nico tra sé.
Lei non aveva mai visto dei Merrow prima, eppure aveva una calma risoluta nel voler vedergli.

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Non sarebbe stato un problema se fosse stata accompagnata dal Conte Cavaliere Blu, il vero padrone dei Merrow, ma essendo stato a lungo un ladro, non poté dire ciò che lei stesse pensando.
- “Caspita, lei è veramente utile”-
Nico aveva vegliato su Lydia, da quando era una neonata. Non aveva pianificato di spendere giorni pacifici in disparte. L'avrebbe aiutata contro le ombre, o l'avrebbe fatto.
- “Sarebbe fantastico se i Merrow portassero solo il ladro in fondo all'oceano”- disse, scivolando nella casa dalla crepa di una finestra aperta.
In una stanza con l'unica luce che proveniva dal focolaio, Edgar era seduto su un sofà, da solo, completamente immobile.
Non era lo stesso uomo disinvolto che stuzzicava sempre Lydia, aveva un'espressione seria, un tipo di espressione che non le avrebbe mostrato, pensava a cosa c'era di fronte a lui.
- “Lord Edgar, sarebbe meglio che vi riposaste”- disse Ermine, entrando nella stanza.

- “Perché non ti siedi. Mi faresti compagnia per un drink?”-

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Tuttavia Ermine rimase in piedi, preoccupata gli disse: “Uh, c'è qualcosa che vorrei chiedervi”-
- “Ahh, riguarda Lydia? Vuoi chiedermi come ho fatto a portarla qui, dopo che ci siamo separati?”-
Lei corrugò le sopracciglia facendo una faccia triste.
- “Non fare quella faccia. Sai che sono un uomo capace di fare qualsiasi cosa crudele.”-
- “Pretendete di essere indifferente. Ma voi soffrite sempre per le decisioni che prendete.”-
Edgar fece un piccolo sospiro.
- “Non preoccuparti Ermine. Non ho fatto niente a Lydia.”-
- “È vero questo?”-
- “Non potevo. Per qualche strana ragione.”- ammise lui, quasi imbarazzato. Ed Ermine, che aveva ancora un'espressione triste, si rilassò sollevata.
- “Allora, Miss Carlton sa che la stiamo ingannando, eppure ci sta ancora aiutando?”-
- “Non ha nessuna intensione di prendere parte in un furto. Vuole provare che è impossibile prendere la spada a meno di non essere il vero Conte Cavaliere Blu, e far sì di farci inginocchiare per la vergogna mostrandoci la realtà.”-

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Edgar riposò la testa sul suo palmo e sorrise come se se stesse deridendo se stesso.
- “Lydia è una ragazza interessante. Potrebbe apparire come se fosse sotto il mio controllo, ma non lo è. Poi mi mostra quanto mite possa essere e come non abbia nessun'altra intensione oltre a quella che mostra, e dice solo ciò che intende. Soprattutto, sembra che non riesca ad abbandonare un criminale come me se mi appoggio a lei e prego sulle mie ginocchia.”-
Incapace di immaginare una scena simile, Ermine inclinò la sua testa.
- “Le ho confessato un po' del mio passato. Ero strano. Come se volessi vedere che tipo di reazione avrebbe fatto.”-
- “Come ha reagito?”-
- “Deve aver pensato che devo aver perso la testa, dopo che il mio cervello è stato rimosso.”-
mentre ricordava, ridacchiò tra sé.
- “Ma mi ha creduto, ha creduto in qualcosa di più incredibile dell'esistenza delle fate. Ha detto di odiare i bugiardi. Guarda oltre alle lusinghe delle persone con quei verdi occhi mistici che si ritrova. Ma mi sono costruito con la menzogna. Un nome falso, una vita falsa, tutto falso. Tutto ciò che c'è per me è una sincera bugia, e una bugia che non lo è. Probabilmente quelle sincere bugie sono la mia verità e lei deve averlo capito.”-
Rivendicare di essere il Conte Cavaliere Blu era la sua ultima risorsa per una bigia sincera. Affermando che quella era l'unica speranza rimasta per Edgar e dicendo che sarebbe morto, che avrebbe rinunciato, era anch'essa una sincera bugia.

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- “Quindi, pensate di rivelare tutto a Miss Carlton?”-
- “No, non lo posso fare.”-
Questa era ciò su cui stava rimuginando fino a questo momento. Ma per quanto ci pensasse su, non riusciva a cambiare idea.
Lydia non era dalla parte di Edgar. Anche se non condivideva i piani di Edgar. E stava con loro solo per sua volontà, questo non era perché lei capisse il suo obbiettivo.
Era immutabile il fatto che per Lydia, Edgar era ancora solo uno spregevole criminale. Per un impostore, allo scopo di mettere le mani su quella spada, doveva fare affidamento ad opzioni spregevoli.
- “Farò in modo che Lydia risolva quell'enigma, al di la di questo, che i Merrow esistano o meno, continueremo il nostro piano originale.”-
- “Perché? Lord Edgar.”-
- “Perché? Perché non sono il discendente del Conte Cavaliere Blu. Sono solo un ladro. Abbiamo bisogno dell'aiuto di Lydia per trovare il luogo della spada, ma il sua scopo finisce lì. Dobbiamo trovare quella spada ad ogni costo.”-
Si alzò e camminò verso Ermine.
- “Ermine, sei preoccupata per Lydia?”-
- “Lei è una ragazza innocente. Così onesta, e adatta a stare nella parte pacifica della società. Non voglio fare del male a qualcuno così privilegiato.”-

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- “Lo so. Anche per me, non è che ami sporcarmi le mani in questa maniera.”-
- “Ma anche Lord Edgar si è affezionato a Miss Carlton, non è così? …. Ecco perché, sebbene lei abbia scoperto che siete un impostore, avete rivelato tutto e avete parlato apertamente alla sua compassione e poi avete cercato di usare la violenza, giusto?”-
Incurvò le estremità delle sue labbra e strinse i suoi occhi color malva cenere, che erano mescolati ad un triste blu e un rosso senza cuore.
- “Mi dai troppo credito.”-
Proprio in quel momento, Edgar notò un movimento dietro la tenda, e girò la testa verso di esso. Vide una grigia coda pelosa che sbucava dall'ombra della tenda vicino alla finestra.
Era il gatto di Lydia.
Appena lo capì, si precipitò alla finestra e più veloce di quanto il gatto potesse precipitarsi fuori, prese la collottola del collo del gatto, inchiodandolo giù.
- “Nico, stavi origliando?”-
Il gatto rispose con un ringhio rabbioso.
Sebbene pensasse che non ci dovesse essere problema se il gatto lo aveva sentito, ricordando come Lydia aveva detto che questo gatto capiva il linguaggio umano, sentì che non doveva lasciarlo andare.

E per qualche ragione il gatto sembrò umano.

Anche se era un'idea stupida, Edgar accese la frustrazione che era in lui verso il fatto che non sapeva cosa fare con, a, Nico.

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Voleva essere sicuro di poter recitare in modo freddo e crudele quando fosse necessario.
Camminando verso il camino, tentò di buttare Nico dentro di esso, come fosse combustibile per il fuoco.
- “Uow, fermati, hey!”-
- “Lord Edgar, cosa state facendo?!”- Ermine cercò di fermarlo, circondandolo con le braccia.
Scappando dalla sua presa quasi per un soffio, Nico saltò sul caminetto.
Edgar cadde sul pavimento con Ermine e girò la testa verso Nico.
- “Stavo solo scherzando, Nico.”-
- “Non penso proprio, pagherai per questo!”-
Per Edgar sembrò che Nico fosse scomparso. Ma forse poteva essere che il gatto fosse scivolato nell'oscurità.
Edgar fece un sospiro. Rimanendo seduto ancora sul pavimento, accarezzò i capelli di Ermine, lei era ancora aggrappata a lui.
Alzò la testa e guardò Edgar con occhi pieni di dolore.
- “A volte, cercate di proposito di agire cinicamente. Come se steste cercando di buttare via la gentilezza e la compassione che c'è in voi.”-
- “Questo allo scopo di proteggere voi due. Non possiamo vivere a meno che io non indifferente.”-
- “Per favore, custodite voi stesso, non solo per il bene mio o quello di Raven.”-


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- “Lo so.”-
Le labbra di Ermine toccarono le sue. Ma si separarono subito, ma il suo corpo era ancora poggiato contro quello di Edgar.
- “.... mi dispiace.”-
- “Non c'è nulla di cui ti debba scusare.”-
- “Lord Edgar, non c'è proprio modo di lasciar perdere la ricerca della spada?”-
Poteva dire che lei avesse rimuginato quell'opzione nella sua testa. Ma per Edgar, sembrò solo che Ermine stesse perdendo il suo coraggio.
Capì le sue emozioni, che non volesse sopportare più nessun sacrificio, ma adesso non potevano perdere la loro strada.
- “Per raggiungere la nostra libertà, dobbiamo farlo. Se ci arrendiamo, allora non potremo mai scappare dal grinfie di quell'uomo. D'altra parte, forse non saremo in grado di prendere la spada. E forse sarebbe meglio se non continuassimo a commettere crimini per la sua causa. Ho la strana sensazione che non saremo mai capaci di scappare da quell'uomo, come se questo fosse il mio destino.”-
- “il Principe è indistruttibile. Non siete più il suo schiavo, ma mio caro amico. Dimenticate. Il passato.”-

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Ermine si scostò gentilmente da lui, e aggrottò le sopracciglia impazientemente.
- “Allora fate l'amore con me.”-
Edgar esitò dal vedere l'urgenza negli occhi di lei.

- “Per favore, fate ogni mia parte vostra. Non che io voglia diventare la vostra mante. Voglio che sia sicuro che siete il mio padrone. Perché altrimenti rimarrei spaventata. Come se fossi sempre legata al Principe.”-
- “Non sei un oggetto. Non sei la schiava di nessuno. Il tuo padrone sarò per sempre io, anche se non facciamo una cosa simile.”-
- “Davvero? O pensate solo che io sia sporca perché sono stata la donna del Principe?”-
- “Non essere sciocca.”-
- “Perché, siamo sempre vicino gli uni agli altri, e sai cosa provo per te, eppure pretendi di non notarlo.”-
Edgar spinse Ermine tra le sue braccia.
Una povera ragazza. Era stata una delle giovani, bellissime schiave che il Principe aveva posseduto. Da quando era diventato amico di Ermine e di suo fratello e aveva voluto proteggerli, aveva deciso di diventare una persona diversa. Se c'era qualsiasi cosa che la sua debole persona poteva fare, gli avrebbe aiutati.

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Si chiese se fosse così difficile esaudire il suo desiderio.
Premette le sue labbra contro il suo bianco collo. Le sue braccia gentilmente avvolsero Edgar.
Ma proprio quando stava per toccarla, poté ben sentire le catene nella profondità del suo animo. Nello stesso modo in cui Ermine si sentiva ancora legata al Principe, forse anche lui era legato.
Edgar era la proprietà del Principe, ma la sua posizione era completamente differente dal quella degli altri schiavi, perché era stato istruito per essere il prossimo sostituto del Principe, il leader di quella contorta, organizzazione immorale.
Era stato colpito dall'informazione del processo di pensiero di quell'uomo, come prendeva le decisioni, i suoi gesti e il comportamento, ogni singola caratteristica. Era stato costretto ad imparare tutto quello che quell'uomo aveva imparato. Celando quella vasta serie di studiosi, era riuscito a sapere che il Principe non era un uomo ordinario, ma non gli era stata concessa l'occasione di pensare chi quell'uomo fosse veramente.
L'ingiusta realtà. Messo con le spalle al muro mentalmente che fisicamente, rubato del proprio libero volere, e con la sensazione di essere lentamente trasformato in una persona differente. La paura di chi sta dimenticando gradualmente chi era e com'era.
Anche Ermine era stata comprata prima di Edgar, allo scopo di imparare come diventare il Principe. Era disgustoso il modo in cui avevano cercato di istruirli anche quelle preferenze.
Ma da quello, Edgar comprese la balordaggine della situazione in cui era.
Quello che gli uomini attorno a lui stavano cercando di fare era come un magico rito occulto.

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Da quel momento in poi, convinse Ermine, che a quel punto aveva abbandonato tutto e cercò di ribellarsi contro quelli che avevano il potere in quell'organizzazione.
La sua prima rivolta fu contro i loro ordini. Ecco perché Edgar non aveva mai posato un dito su di lei.
Ermine, inoltre, non aveva fatto trapelare l'insubordinazione di Edgar ai suoi superiori. Da lì in poi, lui sentì una forte fiducia tra di loro e vide lei come una compagna alleata.

Solo perché lei era stata la donna del Principe, non l'aveva mai vista come sua inferiore. Ma era sicuro che non voleva dominarla come un uomo e quindi, anche se erano un uomo e una donna liberi, se lui l'avesse portata a letto, sentì che sarebbe continuata la dominazione del Principe, e questo lo spaventava.
- “Scusa Ermine.”-
Alla fine, Edgar poté solo spingere via Ermine.

*****

Lydia indietreggiò velocemente dalla porta.
Si precipitò in silenzio lungo il corridoio buio. Si chiese perché doveva essere quella che stava scappando, dopo aver assistito all'immagine di Edgar ed Ermine insieme in quella maniera, poteva solo dire che questo l'aveva fatta sentire a disagio.
Non poteva sentire ciò che loro stavano dicendo, ma si stavano sicuramente abbracciando.
Loro due erano amanti?

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Se lui aveva un'amante e continuava a corteggiare le altre, allora era un donnaiolo.
- “Ma questo non ha a che fare con me”- si disse Lydia, tentando di cancellare quella delusione che per qualche ragione era in lei, e stava per correre giù da una rampa di scale ma dal pianerottolo uscì un'oscura figura.
- “Ahhhh!!”- gridò lei, cadendo sul sedere.
- “Scusatemi, Milady. State bene?”-
Era Raven. Lydia si rialzò velocemente.
- “Um io, io stavo per andare in cucina. Pensavo che del latte tiepido prima di andare a letto sarebbe ottimo.”-
Non le era stato chiesto nulla, eppure si stava affrettando a venirsene fuori con una scusa. Aveva la sensazione che Raven la stava tenendo d'occhio, come se lui la vedesse come una minaccia per Edgar.
Ovviamente era naturale se lui la odiava, dopo che gli era stato buttato del tè caldo addosso ed si era fatto male, ma dopo aveva parlato di cose sconvolgenti, senza avere alcuna espressione sul viso e aveva mostrato di avere delle abilità di combattimento molto più pericolose di quelle di un normale delinquente di strada, lei si sarebbe naturalmente sentita intimidita da lui.
- “Allora, potrei prepararlo per voi. Per favore, aspettate nella vostra stanza.”-
- “Oh, no, va bene così. Non voglio essere avvelenata...., no, voglio dire,”-
-“Avvelenata?”-
La guardò con occhi acuti. Lei ricordò come lui aveva spezzato il collo di un uomo istantaneamente.

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Quando erano stati circondati da Huxley e i suoi uomini alla stazione dei treni, la vittima era stata l'uomo che aveva premuto un coltello contro la sua gola. Ma dopo aver sentito quel suono, che le aveva fatto rizzare i capelli, di ossa rompersi proprio vicino al suo orecchio e dopo il pensiero che avrebbe sentito lo stesso suono quando sarebbe toccato a lei le attraversò la mente, quel pensiero sconvolse Lydia e la mandò in uno stato di panico.
- “No, non avvicinarti a me, non uccidermi!”-
- “Mi dispiace.”-
- “Eh?”-
Di fronte a delle improvvise scuse, Lydia lo guardò sorpresa.
- “Siete spaventata da me. Mi scuso per non averlo notato.”-
Lo disse con il suo solito viso senza espressione, ma all'improvviso, Lydia si sentì estremamente colpevole.
Si preoccupò del fatto che forse gli aveva ferito i sentimenti. Inoltre Raven non sembrava che le avrebbe fatto qualcosa, eppure si era precipitata alle conclusioni, alzando la voce della paura che aveva creato e che lo aveva chiamato assassino.
Perfino in quel momento alla stazione dei treni, lui l'aveva solamente protetta da quel criminale e dal suo coltello. Cambiando idea, aveva chiamato Raven per fermarlo, non appena lui aveva cominciato ad andarsene. 
- “Um, scusami. È stato spregevole da parte ma dire cose simili. Non volevo criticarti.”-
Lui si girò per guardarla con un'espressione curiosa.
- “È naturale aver paura di un assassino.”-
- “Ma, non tu non stavi per uccidermi.”-

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- “E tuttavia, Lord Edgar non mi ha mai abbandonato e mi ha insegnato molte cose importanti, dal momento che ero ignorante come un bambino. Da quel momento in poi, sono stato in grado di comprendere la libertà come un essere umano. Il mio scopo è servire il mio padrone. Perché se perdessi il mio padrone, la mia anima cadrebbe sotto il controllo di quello spirito selvaggio.”-
- “Quindi, Edgar non dovrebbe essere l'unica persona a controllarti, nessun altro può essere il tuo padrone?”-
- “Allora, facendo un esempio, sareste in grado di prendere le responsabilità per me? Sareste capace di addossarvi tutti i crimini commessi da un mostro, che quando è lasciato libero attacca chiunque, e insegnarli cosa è buono e cosa è cattivo e addomesticarlo? E poi, sareste in grado di non dare mai l'ordine di uccidere chiunque a questa creatura pericolosa?”-
Non avrebbe mai potuto essere una domatrice di bestie. Ma questo voleva dire, da quel che aveva detto Raven che Edgar si era preso il compito di portare sul petto un'altra vita umana.
Aveva il possesso di un servitore che potrebbe eliminare chiunque, quando gli venga ordinato di fare, si trovi sulla sua strada. Ma era in grado di non dargli un'ordine del genere. Proteggendo l'anima di Raven in quel modo, sembrava qualcosa di premuroso, ma era anche estremamente difficile.
Un perfetto legame di fiducia, costruito sul non chiedere troppo all'altro.
Lei pensò che questo dovesse essere il motivo del perché Raven non avrebbe esitato a sporcarsi le mani, se fosse stato per Edgar, anche se lui non gli avesse dato un ordine.
- “Miss Carlton, è naturale sentirsi a disagio vicino a me. Per questo vi chiedo, per favore, di non fare nulla che possa causare problemi a Lord Edgar.”-
Pensò mentre Raven andava via: “Sì, comunque, sarò ancora sotto minaccia.”-

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Come dottore delle fate, forse, questo era ancora un compito ancora più difficile per Lydia, di provare l'impossibilità del piano, di Edgar e del suo gruppo, di contrattare con i merrow.
Magari era uno sbaglio provare simpatia per queste persone che erano sopravvissute nella parte oscura della società, che era inimmaginabile per Lydia.
Spendendo del tempo da sola con Edgar, Lydia pensò che era arrivata a capirlo solo un po'.
Aveva realizzato che lui non era una persona marcia dentro e le aveva mostrato gentilezza e considerazione che Lydia non aveva mai ricevuto prima. Sapeva che era solo della semplice adulazione, ma aveva facilmente salvato Lydia da parole dure o offensive che le erano state rivolte.
Pensava che questa non fosse solo un'astuzia di lui, ma fosse una parte fondamentale del suo carattere.
Ma vedendo lui con Ermine e parlando con Raven, Edgar aveva cominciato a diventare di nuovo per Lydia una persona misteriosa.
- “Sono stata ingannata?”-
- “Ah cavolo, ecco perché ti ho detto di non fidarti di loro.”-
Lydia non aveva notato che Nico era apparso improvvisamente, era seduto sulla ringhiera delle scale con un'espressione irritata.
- “Proprio come pensavo, solo pericolosi. Guarda qui, la punta della mia coda è bruciata.”-
- “Oh cielo, cos'è successo?”-P. 158
- “Stavo per essere buttato nel fuoco da quell'idiota di Edgar! Sembra che io abbia sentito qualcosa che loro non vogliono che noi sappiamo.”-
- “Sentito? Cosa?”-
- “Non gli ho sentiti bene, ma sembrava che ti stiano ancora nascondendo qualcosa. Per mettere le mani su quella spada, stanno pianificando qualcosa di brutto.”-
- “Oh.”-
- “Comunque, proprio come pensavi, ci sono dei Merrow che vivono all'isola Mannor, che stanno proteggendo quella spada. Ma il problema comincia da lì.”-
- “Sei sicuro che stiano proteggendo la spada?”-
- “Le piccole fate che vengono da quell'isola hanno detto che i Merrow si stanno prendendo cura di qualcosa che il loro padrone li ha affidato. E ora bramano il loro padrone che non è tornato.”-
- “Il padrone ha detto che vivono in un castello. Il che significa che la spada è nascosta da qualche parte nel castello.”-
- “Sai Lydia non devi affrontare i Merrow per il loro bene. Lo sai bene, vero?”-
- “Sì, hai ragione.”-
D'altra pare, Lydia non stava dalla loro parte. Se Edgar non condivideva il sangue del vero Conte Cavaliere Blu, allora tutto quello che le rimaneva da fare era mettere in chiaro che i Merrow non gli avrebbero consegnato la spada di qualcun altro.

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Comunque, lei non aveva intenzione di farsi abbattere da lui e aveva pianificato di affrontare i Merrow a testa alta, ma questo voleva dire che Lydia sarebbe stata coinvolta nel loro conflitto.
- “Se si fa pericoloso, ci rimarrebbe solo un'unica opzione, correre. Non ci sarebbe partita contro i Merrow comunque.”-
I Merrow sono creature intelligenti e bellissime, tuttavia, a volte sono letali. Loro sono gli oscuri presagi che appaiono sopra sulla superficie dell'oceano prima di una tempesta. Di loro si dice anche che preferiscano le anime umane e che collezionino quelle di chi è morto nell'oceano. Il loro carattere è simile a quello degli uomini e ci sono casi in cui fanno amicizia con noi, ma ci sono gruppi che bramano il sangue.
Ma il problema più grande è il loro splendido canto. Gli umani vengono attratti e incantati da esso, e che sono attirati verso il fondo dell'oceano dal volere dei Merrow, e non c'è potere che possa competere con la loro magia, ecco perché sono così sbalorditivi. Se usassero la loro completa forza, per gli umani non ci sarebbe modo di difendersi, come una nave che viene lanciata in mezzo a una tempesta.
Per il neo dottore delle fate come Lydia, che aveva solo un po' di conoscenza riguardo loro, questa sarebbe stata la prima volta che gli avrebbe incontrati, e non pensava che sarebbe riuscita a gestire una negoziazione.
Idealmente, sperava di poter mostrare la pericolosità dei Merrow e di far desistere Edgar, ma apparentemente lui non era una persona semplice.
Quando le cose si sarebbero fatte difficili, si chiese se sarebbe rimasta con la decisione di abbandonare Edgar.
(Caramello. Questa descrizione ti si dona meglio. )
Proprio quelle sue semplici parole si erano già affondate profondamente nel cuore di Lydia ed era spaventata del fatto di non essere in grado di guardare lui morire.

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Lui era un criminale e un bugiardo e un uomo che stava ancora nascondendo qualcosa di importante a Lydia.
E perfino aveva pensato che se fosse riuscita a convincere i Merrow e farlo diventare il Conte Cavaliere Blu, sarebbe stata in grado di dargli il diritto di camminare nella parte luminosa della società, che era la sua posizione da dove cominciare.
Come se ne avesse l'abilità di farlo.
- “Meritano di essere annegati in mare dai Merrow. Sono criminali. Sarebbe una liberazione per la società sbarazzarsi di loro”- disse Nico in modo violento, forse causato da quel punto pelato sulla sua coda.



Traduzione di Lucyl Kappa Kanwar

1 commento:

  1. In questo capitolo si esplorano i “legami” tra i vari personaggi.
    Ho amato tutte le interazioni.
    Ne vengono fuori qualcosa di “maturo” e “profondo”, con molte potenzialità, ambiguità e tensioni.
    Edgar e il suo gruppo sono ancora molto misteriosi.
    La figura del “principe” si fa sempre più enigmatica.
    Le “fate” che dovranno affrontare non promettono niente bene.
    Le cose si fanno interessanti.
    Questa storia è sempre più superlativa.

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